Zaia: «Addizionale Irpef solo se lo chiedono tutti». Il Pd: «È scaricabarile»

Mercoledì 19 Ottobre 2022 di Alda Vanzan
Zaia: «Addizionale Irpef solo se lo chiedono tutti». Il Pd: «È scaricabarile»

VENEZIA - L'addizionale Irpef in Veneto? Solo se a richiederla saranno, unanimemente, tutte le categorie economiche e le parti sociali. Altrimenti la Regione si terrà il bilancio di previsione che ha pronto da mesi. Quello senza tasse. Così il presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia, a proposito della ventilata riapplicazione dell'addizionale Irpef, un tassa tolta dal predecessore Giancarlo Galan nel 2009, e quindi a far data dalla dichiarazione dei redditi del 2010, che ogni anno, per 13 anni, ha fatto risparmiare ai veneti 1 miliardo 179 milioni di euro, e che adesso pareva lì lì per essere rimessa.

Se ne è parlato al tavolo di paternariato lo scorso 30 settembre, ma ieri, durante il punto stampa a Palazzo Balbi, Zaia ha smentito che sia stata una proposta della Regione. «La slide con l'ipotesi dell'addizionale? Come scenario la prospettiamo tutti gli anni. Ma io sono uno che non ama mettere tasse». Zaia, però, non ha escluso che l'addizionale possa essere rimessa, solo che ha posto una condizione nettissima: devono chiedergliela. Tutti. Unanimemente. Il che significa che la decisione di tassare un po' di più i veneti sarebbe addebitabile non all'amministrazione regionale, ma agli imprenditori e ai sindacati. Una posizione che il Pd ha contestato: «Questo è scaricabarile», ha detto Vanessa Camani.


LA CONVOCAZIONE
Zaia ha confermato che il tavolo di partenariato è stato riconvocato per mercoledì 26 ottobre, ma ha puntualizzato: «All'ordine del giorno c'è il Pnrr». E com'è che di Irpef avevate parlato la volta precedente? «Più di qualcuno ha sollevato il tema e io ho detto che può essere un elemento di discussione. Ma se si vuole andare avanti col ragionamento, il tavolo deve esprimersi in maniera univoca». Dopodiché Zaia ha detto di essere «contrario alle tasse» ma anche consapevole che «ci sono 5-600mila veneti che non sbarcano il lunario». Lo scenario di riapplicazione dell'Irpef esentava i redditi inferiore ai 15mila euro e prevedeva, per lo scaglione da 15mila a 28mila euro, una tassazione pari a 44 euro all'anno. Il tutto con l'ipotesi di tirar su 300 milioni di euro. Per farne cosa?


SOCIALE O IMPRESE
«C'è chi dice che l'eventuale gettito dovrebbe andare tutto al sociale. Abbiamo le case di riposo dove si profila un aumento di 8 euro al giorno di spesa pro capite, sono 240 euro in più al mese. Sicuri che tutte le famiglie se lo possano permettere? Poi ci sarebbero gli abbonamenti al treno o al pullman per studenti e lavoratori con redditi bassi. Tutta la non autosufficienza: ma lo sapete che rapporto c'è tra il reddito di cittadinanza e l'aiuto a un disabile? È meno di un quarto. Infine le cure domiciliari per chi sta male. Ecco, io penso che sia corretto prendere in esame questi casi, girarsi dall'altra parte sarebbe da lazzaroni. Ma c'è anche chi chiede di destinare il gettito ad altre realtà. Posso condividere».
E allora? «Noi il bilancio l'abbiamo chiuso, se al tavolo ci sarà una uniformità di visione e di sfida, io che sono contrario alle tasse posso valutare. Ma, appunto, deve esserci condivisione».


L'ATTACCO
Le parole del governatore non sono piaciute al Pd. «Il teatrino di Zaia sull'addizionale Irpef è inaccettabile - ha detto la vicepresidente della Commissione Bilancio, Vanessa Camani -. Sta a chi governa la responsabilità di decidere e proporre soluzioni, senza nascondimenti. Il richiamo ad una uniformità di condivisione e di sfida con le categorie e le parti sociali ha il sapore del paravento e dello scaricabarile. Il presidente Zaia ammetta di aver sbagliato in questi anni a trascurare i campanelli d'allarme e si assuma oggi la responsabilità anche di decisioni scomode ma forse necessarie, spiegando perché ha sbagliato».
 

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