Rapina in villa a Torre, il 79enne Sedda a processo: incassa lo sconto di pena poi evade

Gianfranco Sedda era sottoposto a doppia misura cautelare ed era ai domiciliari in una casa di accoglienza a Cordenons

Giovedì 22 Giugno 2023 di Cristina Antonutti
Rapina in villa a Torre, il 79enne Sedda a processo: incassa lo sconto di pena poi evade

PORDENONE - Ha ascoltato la sentenza, salutato l'avvocato ed è sparito. Gianfranco Sedda, 79 anni, originario di Cagliari, arrivato negli anni 80 in Friuli, prima in via Latina a Pordenone e poi a Udine, è evaso dalla casa di accoglienza Oasi 2 di Cordenons, dove era sottoposto a una doppia misura cautelare degli arresti domiciliari.

Lunedì, al termine del processo d'appello per la rapina a Torre dell'8 febbraio 2021, vittima la moglie dell'imprenditore Carlo Brescancin, ha incassato lo sconto di pena che ha portato gli anni di reclusione da 8 a 5 anni 6 mesi e 20 giorni, grazie alla cancellazione del reato di sequestro di persona per mancanza di querela, come previsto adesso dalla Riforma Cartabia. Ad Adria, dove abitava in via Carducci 38/b, non è tornato perché era stato sfrattato. Le ricerche? Difficilissime, perché il quasi ottantenne protagonista di tante inchieste a Nordest potrebbe aver trovato accoglienza all'Est, dai parenti della compagna o dai suoi contatti "balcanici", forse gli stessi che procurarono i due rapinatori che hanno partecipato all'assalto in via Torre e non sono mai stati identificati. Da Foro Ulpiano, sede del Tribunale di Trieste, il confine sloveno è a pochi chilometri.


Il personaggio

Sedda - un passato di rapine, truffe e traffico di stupefacenti - era stato ingaggiato per la rapina come "consulente", lo "zio", l'esperto con i contatti giusti. Ha quasi 80 anni e un curriculum che da trenta continua finire all'attenzione delle Procure friulane e venete. Prima della rapina a Torre, quando la moglie dell'imprenditore fu legata e imbavagliata fino a quasi soffocare, è finito sott'inchiesta a Venezia nell'ambito di un'operazione sulla nuova mala del Brenta. In cella per la vicenda pordenonese, grazie alla sua età ha ottenuto dal Tribunale del Riesame di Trieste i domiciliari ad Adria. Ma nel giro di pochi mesi è tornato in carcere per le vicende veneziane: concorso esterno con la nuova mala del Brenta e un tentativo di rapina in villa. Nuovo ricorso dell'avvocato Alessandro Magaraci, ma i giudici del Riesame veneto non cedono. Soltanto dopo qualche tempo Sedda, che nel frattempo è stato sfrattato da Adria, ottiene i domiciliari anche per l'inchiesta veneta e viene accolto all'Oasi 2 di Cordenons.

La fuga

La Corte d'appello di Trieste lo ha autorizzato a presenziare al processo di secondo grado e lunedì Sedda si è organizzato per conto suo. Quando un volontario dell'Oasi 2 è andato a prenderlo per portarlo a Trieste, lui non c'era. In Tribunale si è presentato con la compagna, ha seguito l'udienza e atteso la sentenza. «Mi ha chiesto se avevo finito - ricorda l'avvocato Magaraci - ma io avevo altri processi. Mi ha detto che lui allora sarebbe rientrato. Prima di salutarci gli ho detto che avrebbe dovuto restare a Cordenons fino al ricorso in Cassazione, così avrebbe continuato a scontare pena. Invece alle nove di sera mi hanno chiamato i carabinieri perché non era tornato».

Le ricerche

I carabinieri della Compagnia di Pordenone hanno avviato le ricerche. A Cordenons Sedda ha lasciato pochi effetti personali e, soprattutto, il telefonino. Una dimenticanza che non sembra casuale. Scaltro, pieno di risorse, ha un passato da rapinatore in banca con armi in pugno, come era successo nel 1990 a Sutrio, in Carnia. Coinvolto in un traffico di droga in provincia di Udine, fu indicato come uno degli autori di una brutale rapina nell'abitazione di una 73enne di Pagnacco che, come è successo a Pordenone, fu legata con il nastro adesivo e imbavagliata. La sua parentesi friulana finì quando fu arrestato perché aveva a che fare con un traffico di eroina proveniente dalla Bulgaria. Poi il suo ritorno per la rapina di Torre.

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