Rapina a Torre, l'ombra della mala

Giovedì 2 Dicembre 2021
Rapina a Torre, l'ombra della mala
IL CASO
PORDENONE L'ombra della nuova Mala del Brenta mestrina sulla rapina in villa di Torre? A scorrere la lista delle 39 persone sottoposte l'altro ieri a misura cautelare dalla Direzione antimafia di Venezia, spicca un nome che recentemente è stato al centro di un odioso episodio di cronaca a Pordenone: l'assalto alla villa dell'imprenditore Carlo Brescancin, quando l'8 febbraio scorso fu legata e imbavagliata la moglie Alida Mareschi, 79 anni. Del gruppo, ingaggiato come consulente per i suoi trascorsi nel mondo della criminalità, c'era anche Gianfranco Sedda, 79 anni compiuti il 29 novembre, sardo che attualmente risiede ad Adria. Il 5 ottobre scorso aveva ottenuto dal Tribunale di Trieste gli arresti domiciliari per motivi anagrafici. Adesso è nuovamente in carcere per l'ipotesi di associazione per delinquere e rapina. Oggi - come conferma il suo legale, Alessandro Magaraci - comparirà davanti al gip per l'interrogatorio di garanzia.
IL COLPO FRIULANO
Le indagini dei carabinieri del Ros sulla nuova Mala del Brenta potrebbero aprire uno scorcio anche sulla rapina di Pordenone. La Squadra Mobile, infatti, ha individuato gli autori del colpo, ma deve ancora dare un nome ai due stranieri, i balcanici entrati in azione a Torre e rimasti senza nome. Chi li ha ingaggiati? I due coindagati Nereo Pilotto e Daniele Dell'Anese, entrambi di Cordenons, hanno sempre detto di non conoscerli. Identica la linea di Sedda.
IL NUOVO ARRESTO
Secondo la Procura antimafia veneziana il luogotenente di Felice Maniero, l'ottantenne Gilberto Boatto, detto Lolli, avrebbe tentato insieme agli indagati di riorganizzare la Mala che negli anni Settanta ha imperversato in Veneto. Negli ultimi anni i complici di Maniero hanno ritrovato la libertà e avrebbero ricominciato proprio dalle rapine. Ed è proprio in questo contesto spicca il nome di Sedda. Monitorato e intercettato dai carabinieri del Ros, il 21 febbraio 2019 viene ascoltato mentre organizza assieme a due complici la rapina ai danni di una donna veneziana. Sarebbero entrati in azione vestiti da postini e, con la scusa di recapitare una raccomandata, sarebbero entrati in azione. Dalle intercettazioni uno dei tre sarebbe stato armato di pistola. La rapina, per qualche motivo, fu poi annullata.
LE RAPINE
Agli inquirenti di Pordenone Sedda ha ripetuto che non avrebbe mai permesso che alla moglie di Brescacin fosse fatto del male (fu costretta al ricovero in ospedale dopo il colpo). Prese le distanze dall'azione dei complici negando di conoscere l'identità dei due balcanici. Nell'ordinana del gip di Venezia gli viene però riservato un ruolo esecutivo e violento: «Sempre pronti - evidenzia il giudice parlando di Sedda e altri coindagati - a partecipare a rapine ed estorsioni, dimostrando anche grande dimistichezza con le armi». A lui erano affidati i «reati contro il patrimonio».
PORDENONESE INDAGATA
Tra gli arresti veneziani c'è anche il nome della pordenonese Melissa Stefanutto, 32 anni, domiciliata a Rubano in provincia di Padova. Compagna di Ivan Giantin, ex affiliato della Mala nell'era post Maniero, viene indicata come una presenza operativa, anche se non con un ruolo di primo piano. Già coinvolta in passato in vicende di droga, secondo la Procura farebbe parte delle donne utilizzate per il riciclaggio e l'intestazione fittizia di beni provenienti dalle attività criminose.
C.A.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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