Rapina in villa a Pordenone, 18 anni di carcere alla banda

Sabato 5 Novembre 2022 di Cristina Antonutti
La rapina a Torre di Pordenone

Tre condanne per la rapina in villa dell’8 febbraio 2021 a Torre. Quella sera Alida Mareschi, ottantenne moglie dell’imprenditore Carlo Brescancin, fu legata, imbavagliata e chiusa in bagno. Da allora non si è più ripresa e le sue condizioni di salute sono andate via via peggiorando. Ieri i tre principali imputati sono stati giudicati dal gup Giorgio Cozzarini. Lo sconto di pena di un terzo, previsto dal rito abbreviato, ha calmierato le pene (per la rapina si parte da un minino di 7 anni). Gianfranco Sedda, 79, sardo che abita ad Adria, in cella nell’ambito dell’inchiesta sulla nuova mala del Brenta, è stato condannato a 8 anni di reclusione e 2.400 euro di multa. «Hanno pesato la recidiva - ha spiegato l’avvocato Alessandro Magaraci - e i tanti precedenti del mio assistito, che a Venezia sta subendo un processo come affiliato della nuova mala del Brenta». A Nereo Pilotto, 51 anni, di Cordenons, incensurato e difeso dall’avvocato Gianni Massanzana, sono stati inflitti 4 anni 10 mesi e 1.800 euro di multa. Infine, per a Daniele Dell’Anese (38) di Cordenons, tutelato dall’avvocato Federico Plaino, la pena è stata di 5 anni 4 mesi e 2.500 euro di multa, oltre a 9 mesi di arresto per la detenzione di un tirapugni in auto. A sostenere l’accusa c’era il pm Maria Grazia Zaina, che ha contestato la rapina pluriaggravata (compresa la violenza nei confronto di un’ultra65enne in stato di incapacità) e il sequestro di persona. Alla parte civile, costituita con l’avvocato Gaetano Vinci, è andata una provvisionale di 30mila euro; il danno sarà quantificato in sede civile.
 

IL COLPO
Al centro della rapina c’era una cassaforte. Si favoleggiava di un forziere dove Brescancin custodiva denaro e oggetti preziosi. «In realtà era vuota - spiega l’avvocato Vinci - Quella cassaforte è un cimelio, un pezzo da collezione di cui Brescancin ha voluto sbarazzarsi dopo quello che è successo. L’ha già venduta come un pezzo da collezione». Le indagini della Squadra Mobile attribuiscono l’ideazione del colpo a Dell’Anese e Pilotto. Sedda, ingaggiato per la sua “esperienza”, avrebbe reclutato i due balcanici che hanno poi effettuato il colpo e che non sono mai stati identificati. Lui e Pilotto avrebbero fatto da palo in auto, mentre Dell’Anese sarebbe entrato in casa. Erano le 19.15. La vittima aveva accompagnato il cane in giardino, quando è stata aggredita, spinta sul divano e legata con le mani dietro la schiena. Le hanno legato anche le gambe con il nastro adesivo costringendola a piegarle, perché tentava di divincolarsi. E prima di chiuderla in bagno, dove ha avuto un malore, le hanno messo il nastro adesivo sulla bocca, strappato il collier e il bracciale d’oro. Sono gli unici oggetti preziosi portati via dalla villa di Torre.
 

IL PROCEDIMENTO
Con l’udienza preliminare di ieri si esauriscono le posizioni di soli tre imputati.

L’8 novembre, infatti, è fissata la prima udienza per i tre presunti complici rinviati a giudizio. Sono Lorenzo Raminelli, 65 anni, di Motta di Livenza, Ferruccio Da Dalt, 64, di Gorgo al Monticano e Vanes De Santi, 63, di Cordenons. Secondo la Procura, avrebbero avuto un ruolo nell’organizzazione del colpo e nel reclutamento della batteria che doveva materialmente compiere la rapina. A nessuno dei tre si contesta una partecipazione all’assalto nella villa di via Piave e secondo i loro difensori al dibattimento potrà essere chiarita la loro posizione.

Ultimo aggiornamento: 19:34 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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