FRIULI Oltre centomila. Sono i cittadini friulani che in questo momento sono senza il medico di base. Attenzione, però, non si tratta di persone straniere, ucraini, profughi: sono friulani che magari sino all’altro giorno il medico lo avevano. Un fenomeno che mese dopo mese sta assumendo numeri sempre maggiori e decisamente più importanti, capaci di mettere in crisi la sanità delle Aziende sanitarie provinciali e l’intero sistema regionale. La questione principale prima di spiegare le cause di questo maxi problema è capire cosa fanno questi centomila friulani se hanno bisogno di un medico di famiglia per le più svariate necessità, a cominciare da un certificato di malattia nel caso non si possa andare al lavoro.
DOVE VANNO
Le strade sono due ed entrambe inappropriate, ma non c’è altro da fare sino a quando non sarà trovato un medico anche per loro.
COSA É SUCCESSO
La risposta è molto semplice: sono andati in pensione i medici di medicina generale e quelli che ci sono sul territorio non sono in grado di assorbire gli orfani dei camici bianchi in quiescenza. Anche in questo caso i numeri sono impressionanti: in regione mancano oltre 110 medici di prossimità, vale a dire più o meno 165 pazienti da ricollocare. Cinquanta, sessanta mila hanno trovato un altro medico, il resto sta aspettando. La situazione peggiore è in provincia di Pordenone dove nella colonnina “organico in meno” è segnato un 34 tondo che a fine anno arriverà a 38. Sono questi i medici di famiglia che mancano nella Destra Tagliamento, ossia 55 mila pazienti circa da ricollocare. Di questi più o meno 12 mila sono stati accontentati, gli altri 40 mila sono senza medico.
IL PRESIDENTE
Il presidente dell’Ordine della provincia di Pordenone, anche lui medico di medicina generale, ha definito “drammatica” la situazione. «C’è poco da dire - spiega - anche se nel breve periodo pare estremamente complicato dare risposte: non ci sono medici di medicina generale. I pazienti di quelli che sono andati in pensione possono essere spalmati tra i medici in servizio, ma oramai quasi tutti hanno raggiunto i 1800 assistiti, oppure possono scegliere nei Comuni limitrofi. In più l’Asfo ha dato la possibilità ai giovani laureati di aprire l’ambulatorio a proprie spese e di esercitare. Allo stato, però, non ci sono grandi risposte».
L’ASSESSORE
«La sfida del futuro è la casa di comunità dove a rotazione i medici di medicina generale potranno dare risposte ai cittadini. La Regione - spiega l’assessore alla Sanità, Riccardo Riccardi - sta facendo di tutto per avere medici a disposizione. Abbiamo raddoppiato le borsa di studio dei corsi Ceformed arrivando a 40, più altre 17 vengono finanziate dal Pnrr. Per i medici in servizio abbiamo contribuito a pagare le spese del collaboratore di studio in modo che si concentrino solo sui pazienti. In più, dove ci sono posti vacanti, i frequentanti dei corsi Ceformed (la scuola di formazione dei medici di base per la quale servono tre anni per specializzarsi ndr) possono esercitare dal primo anno di frequenza con un numero limitato di pazienti. Posso aggiungere che i medico di famiglia è una delle figure più importanti della sanità, è il primo anello della catena. Il problema è che se si spezza quell’anello, va in difficoltà tutto il resto. Non è una situazione facile, frutto di tanti anni di trascuratezza di un segmento che - lo ripeto - è indispensabile per i cittadini e per l’intera sanità».