Mobilità sanitaria, Veneto sul podio dei flussi che vengono dal Sud

Insieme a Lombardia ed Emilia Romagna la regione attrae pazienti: attivo di 176 milioni

Giovedì 7 Settembre 2023 di Angela Pederiva
Sanità

VENEZIA - La mobilità sanitaria interregionale è tornata ai livelli pre-Covid: 4,3 miliardi in Italia. Un flusso che va dal Sud al Nord, dal momento che sono Campania, Calabria e Sicilia le Regioni che spendono di più per pagare le cure dei propri residenti in altre aree, soprattutto Lombardia, Emilia Romagna e Veneto.

Cioè le tre realtà che per prime avevano chiesto l'autonomia differenziata.

I dati

Estrapolati ieri da Quotidiano Sanità, i dati emergono dal riparto del Fondo sanitario nazionale, che complessivamente per il 2023 ammonta a 128,8 miliardi, dei quali circa 10 sono stati destinati al Veneto e 2,5 al Friuli Venezia Giulia. Infatti annualmente le Regioni definiscono la cosiddetta "compensazione", cioè si riconoscono reciprocamente i costi sostenuti per le prestazioni ricomprese nei Livelli essenziali di assistenza e rese a cittadini in territori diversi da quelli che hanno ottenuto il finanziamento pro-capite. Per dire: se un abitante di Campobasso va ad operarsi a Torino, in regime di sanità pubblica, il Molise versa al Piemonte quanto dovuto per l'intervento. Ogni anno può essere così calcolato, per ogni Sistema sanitario regionale, il saldo della mobilità: è attivo quando sono più i malati in ingresso che quelli in uscita, altrimenti è passivo. Secondo i numeri relativi al 2022, due terzi del Paese sono in rosso: su 21 fra Regioni e Province autonome, difatti, 14 spendono più di quanto incassano con il viavai di pazienti. Invece le restanti 7 sostanzialmente ci guadagnano: è il caso appunto di Lombardia (550 milioni), Emilia Romagna (407) e Veneto (176). La migrazione sanitaria proviene in particolare da Campania (-277 milioni), Calabria (-273) e Sicilia (-206). Ma sul piano degli spostamenti risulta in perdita anche il Friuli Venezia Giulia (-8 milioni). Fra le realtà che incamerano di più c'è anche l'ospedale pediatrico Bambino Gesù (246 milioni) che fa capo alla Santa Sede.

La tendenza

Nel corso del tempo, la tendenza in Veneto è cresciuta. Emerge dalla Relazione sociosanitaria 2023 che, fra il 2019 e il 2022, è stato registrato un incremento del saldo regionale di circa 25 milioni, con un impatto positivo nel bilancio consolidato per complessivi 184 milioni. «In altri termini, il valore economico dell'attività erogata dalle strutture sanitarie del Veneto - sia pubbliche che private - a pazienti residenti in altre regioni italiane è superiore al valore dell'attività in favore di residenti veneti ma erogata in aziende o strutture sanitarie di altre zone d'Italia», si legge nel documento. L'analisi quadriennale permette di valutare il fenomeno nella sua effettività, avvertono gli estensori del dossier: «Considerando i meccanismi di regolazione e compensazione attuati, i valori "contabili" della mobilità interregionale - a livello complessivo regionale - non corrispondono con il valore economico dell'attività offerta o ricevuta nell'anno di riferimento, bensì - tendenzialmente - a quelli di uno o due anni prima. In particolare, nell'anno 2022 il contributo degli erogatori privati accreditati alla mobilità attiva risulta pari a 241 milioni di euro di cui 166 milioni per ricoveri ospedalieri». Osservando i numeri provinciali, il saldo è negativo per le Ulss 1 Dolomiti (-1,21 milioni), Ulss 2 Marca Trevigiana (-15,58), Ulss 3 Serenissima (-11,31), Ulss 7 Pedemontana (-14,04) e Ulss 8 Berica (-2,38), in relazione principalmente all'assistenza ospedaliera. Si distinguono invece in positivo le Aziende ospedaliere di Verona (69,64 milioni) e Padova (49,41), quest'ultima superata però dall'Ulss 9 Scaligera (51,83); più distanziati l'Ulss 6 Euganea (23,18) e l'Istituto oncologico veneto (10,30). Complessivamente a livello regionale l'aumento del saldo riguarda quasi tutti gli ambiti. Nei ricoveri il dato è pari a 115,32 milioni nel 2022 (contro i 108,99 del 2019). Nella specialistica ambulatoriale 51,54 milioni (a fronte di 42,63). Nelle prestazioni di Pronto soccorso non seguite da degenza 2,55 milioni (anziché 1,02). Nelle cure termali 6,87 milioni (erano 6,54). L'unica voce in negativo si conferma quella relativa ai trasporti sanitari in ambulanza e in elicottero, anche se viene riscontrata una lieve flessione: da -1,72 a -1,33 milioni nell'arco di quattro anni. 

Ultimo aggiornamento: 18:40 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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