Mancano medici di base: 103 posti vacanti nel padovano. Solo 27 le nuove assegnazioni

Martedì 2 Agosto 2022 di Elisa Fais
Domenico Crisarà

PADOVA - Non si arresta l’emorragia di medici di medicina generale sofferta sul territorio dell’Ulss 6 Euganea.

Nei giorni scorsi Azienda Zero ha pubblicato le graduatorie di assegnazione degli incarichi e i relativi ambiti territoriali rimasti carenti nel 2022. Ne emerge un quadro allarmante: su 103 incarichi vacanti, si contano appena 27 assegnazioni. Le zone più in difficoltà sono Mestrino, Codevigo, Arzergrande, ma anche Monselice, Conselve ed Este. Per far fronte alla mancanza di dottori di famiglia di ruolo, l’Euganea ormai da mesi si barcamena tra sostituzioni temporanee ed aumenti dei massimali dei pazienti in carico ai colleghi già attivi nei dintorni. Ma non basta. Secondo il dottor Domenico Crisarà, nella doppia veste di presidente dell’Ordine dei medici e chirurghi di Padova e di rappresentate della sigla sindacale dei medici di medicina generale Fimmg, serve rivedere l’intero modello socio-sanitario.

Situazione in continuo peggioramento

Stando ai calcoli della Fimmg, la situazione è destinata a peggiorare visto che nei prossimi cinque anni andranno in pensione 174 medici di famiglia in provincia di Padova. «Servono medicine di gruppo a copertura di tutto il territorio, bisogna ragionare sulla copertura per chilometri quadrati - sottolinea il dottor Crisarà -. La soluzione immediata e urgente è quella di sviluppare e rafforzare le aggregazioni. Come? Organizzando tutti gli ambulatori come fossero vere e proprie medicine di gruppo integrate, dotando ogni studio di personale aggiuntivo. I medici non possono lavorare da soli. Servono segretarie, amministrativi, infermieri e operatori anche nella medicina territoriale». 

Le possibili soluzioni

L’idea, dunque, è di ridisegnare i progetti futuri a partire dalle Case della salute finanziate dal Pnrr. «Bisogna lasciare ciascun medico di famiglia libero di fare il proprio lavoro - prosegue Crisarà -. E invece ogni giorno si perdono ore ed ore a risolvere incombenze, come i rinnovi delle ricette, la misurazione della glicemia e della pressione, piccole medicazioni che potrebbero essere fatte da infermieri». Al momento il massimale è fissato a 1.500 assistiti per medico di famiglia, e su base volontaria può arrivare anche a 1.800.

La proiezione per il futuro dei medici di base

«Già nel 2002 era stata evidenziata la futura carenza di medici di famiglia. Si è solo agli inizi, dato che l’apice della curva di pensionamento si vedrà tra 2-3 anni, quando mancherà il 30 percento dei medici - aggiunge il dottor Crisarà -. Un problema che coinvolge non solo le famiglie ma anche la stessa professione, in particolare in questo momento di grave crisi». E le nuove leve provenienti dal corso triennale della Scuola di formazione specifica in medicina generale non sembrano sufficienti a coprire le carenze del servizio territoriale. «Nei prossimi tre anni saranno circa 350 i diplomati in Medicina generale in Veneto – specifica Crisarà – È necessario però escludere i professionisti che hanno già una convenzione in essere, visto che sin dal primo anno è stata data la possibilità di arrivare a 350 scelte. E’ come se questi medici, di fatto, fossero già occupati».

Il caso del dottor Bellon

Intanto continua a far discutere il caso di Teolo Alta, dove ormai da tre anni il dottor Stefano Bellon, ex campione di nuoto e ex presidente della Fondazione Città della Speranza, ha scelto volontariamente di dedicare parte del suo orario ai pazienti teolesi. Tutto inizia nell’estate 2019, quando la dottoressa Tatiana Astori decise di abbandonare la sede collinare per trasferirsi in un comune vicino. Senza sede e senza professionista in grado di rimpiazzarla, la frazione, composta in gran parte da anziani, avrebbe perso un servizio essenziale. Da quel momento la parrocchia ha messo a disposizione una stanza della canonica al dottor Bellon. Ora pare che l’ambulatorio sarà spostato nell’ex filiale della Banca del Veneto Centrale. «Lo faccio per affetto e dedizione - commenta il dottor Bellon - ma i sindaci giocano un ruolo importante per facilitare i giovani medici ad aprire un ambulatorio. Serve una mano sul cuore e l’altra al portafoglio».

Ultimo aggiornamento: 3 Agosto, 10:06 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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