Montagna abbandonata, nel bollettino parrocchiale l'appello di don Andrea ai giovani: «Siate custodi di questi luoghi»

Sabato 6 Aprile 2024 di Lorenzo Padovan
Montagna abbandonata, nel bollettino parrocchiale l'appello di don Andrea ai giovani: «Siate custodi di questi luoghi»

FRISANCO - Andrea Vena è il vulcanico parroco di Poffabro in Valcolvera. Un fiume in piena di idee e proposte. Nell'editoriale del suo bollettino parrocchiale, in distribuzione da oggi, lancia una proposta a tutti per tornare a vivere in montagna, con alcune riflessioni. «In questi due anni sto leggendo articoli su articoli sulle valli di montagna, sullo spopolamento, sulle agevolazioni e sui contributi erogati pur di tenere aperti e vivi i borghi di montagna - la sua premessa -.

Lo faccio per capire la realtà, per avere contenuti su cui confrontarmi con chi abita la montagna e, insieme, escogitare occasioni e opportunità da offrire ai visitatori. Ma nello stesso tempo questo può diventare quel volano capace di trasformare la valle in forza attrattiva per una scelta di vita: per andare a Pordenone ci s'impiega 30 minuti, ed è lo stesso tempo da chi vive in periferia e vuole entrare in centro alle 8 del mattino o tornare a casa alle 5 del pomeriggio. Rendere viva e vivace la valle può trasformarsi anche nell'occasione di renderla vivibile per chi sceglie di venirci a vivere».


L'ENTUSIASMO

Il parroco ammette la mancanza di servizi «ma, se non ci sono abitanti, non ha senso aprire servizi - prosegue -; e Maniago dista 7 minuti da Poffabro, ed è il tempo che s'impiega dall'uscita dell'autostrada di Pordenone alla stazione ferroviaria, sempre che non sia orario di punta. Resto felicemente meravigliato dall'entusiasmo dei ragazzi che vivono la valle, che salgono come cerbiatti sulle cime delle nostre montagne come fossero i loro giardini, solo per il gusto di fare due passi, di lasciarsi meravigliare dalle cime e dai paesaggi, dai tramonti o dalle albe. Non sono molto diversi dai loro coetanei: vanno a scuola, fanno sport, si divertono in discoteca, ma sanno che c'è una gioia impagabile che solo chi la vive la può capire. Sanno che c'è una gioia più interiore, più vera, più essenziale capace di dare slancio e motivazione alle giornate».

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LA SPERANZA

Don Andrea vorrebbe vedere questi ragazzi «come i custodi e le sentinelle della gioia del cuore che la nostra valle e le nostre cime sono capaci di infondere e, con i loro volti radiosi, i loro sguardi illuminati e i loro entusiasti racconti, suscitare in coloro che incontrano la nostalgia di qualcosa di bello che merita di essere visitato, sperimentato. Se imparassimo tutti a diventare sentinelle di una bellezza dimenticata o sottovalutata da molti, ma che sola sa donare gioia e pace. Non saremo mai una valle che porta turismo di massa, ma turismo lento, sì. Mi verrebbe da dire turismo di qualità, riposante e rigenerante. Allora - conclude -, camminiamo in cordata, sapendo che quello che si fa, può valere molto. Per l'oggi e il futuro della valle. Crediamoci. Insieme».

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