Anche il sistema sanitario regionale è interessato dalle spese necessarie a far "sopravvivere" i piccoli comuni del Friuli Venezia Giulia.
IL QUADRO
Quasi diecimila euro, in provincia di Pordenone, vanno a titolo di indennizzo alla farmacia di Pinzano al Tagliamento. Sono esborsi relativi all'anno scorso che l'AsFo sta rendicontando in questi giorni. Altri 19mila euro, invece, vanno alla farmacia di via Pradileva a Tramonti di Sotto, la cui attività però è ufficialmente cessata il 16 dicembre nonostante questi indennizzi, che saranno corrisposti in ogni caso dal momento che si tratta di una misura riferita al 2022. Stesso discorso per quanto riguarda il dispensario di Castelnovo del Friuli, struttura cessata il 15 ottobre ma che ha maturato il diritto a nove mensilità effettive, per un totale di 10mila euro da parte dell'Azienda sanitaria del Friuli Occidentale. Una costellazione di costi che si compone poi di tanti altri piccoli contributi, non necessariamente destinati tutti alle farmacie di montagna, perché il provvedimento prevede aiuti anche per i punti vendita che si trovano nei piccoli paesi di pianura. Sono le cosiddette farmacie rurali, che incontrano sempre più spesso le stesse difficoltà vissute da quelle di montagna: poco personale disposto a lavorare in zone decentrate e guadagni ridotti all'osso.
LA TESTIMONIANZA
«La norma - spiega il presidente locale di Federfarma, Francesco Innocente - è creata proprio per consentire la sopravvivenza delle farmacie nelle zone più decentrate della regione. Ogni territorio poi la declina come crede. Ad esempio, in Friuli Venezia Giulia abbiamo una quota di aiuti anche più alta rispetto alla media nazionale». Questo perché nella nostra regione c'è un tessuto molto ampio fatto di piccoli comuni e di realtà isolate. «Spesso, però, anche questi aiuti non sono sufficienti a garantire la permanenza delle farmacie nelle aree più a rischio spopolamento - prosegue ancora Francesco Innocente -. Parliamo infatti di realtà che faticano anche a chiudere un bilancio in attivo. Quando va bene si arriva al pareggio. Spesso c'è un unico titolare dietro al bancone. Una persona che come dico io vive praticamente "in prigione", perché per riuscire a portare a casa uno stipendio non può avere a disposizione dipendenti».
LA CRISI
«Nonostante gli aiuti, però, le farmacie continuano a calare - è l'amara conclusione del presidente locale di Federfarma - e spesso i titolari preferiscono trasferirsi e tornare dipendenti in altre farmacie. Pensiamo infine al caso di Claut: la farmacia in quel caso serve un territorio vasto che arriva fino ad Erto e Casso. Senza gli incentivi non ce la farebbe. E con i costi progressivamente in aumento, tanti non ce la faranno lo stesso».