Rischio sismico: la mappa dei ponti da rinforzare e “curare”, servono 107 milioni per i lavori

La Regione ha predisposto un piano che si conclude nel 2029. Dallo Stato una parte sostanziosa di fondi

Mercoledì 3 Aprile 2024 di Loris Del Frate
Rischio sismico: la mappa dei ponti da rinforzare e “curare”, servono 107 milioni per i lavori

Quanto accaduto ad Amaro, con il masso che si è staccato e dopo essere rotolato per diversi metri è piombato sull’autostrada A-23, dove solo per un miracolo ha fatto danni solo alle cose, senza ferire o - peggio - ammazzare qualcuno, è uno dei problemi che in una regione con un territorio fragile come il Friuli Venezia Giulia, possono accadere soprattutto se, a fronte dei cambiamenti climatici, le condizioni meteo sempre più estreme, colpiscono aree già in situazione di difficoltà ambientale. Ma oltre alle frane, c’è un altro aspetto che la violenta scossa di terremoto ha evidenziato: la situazione delle infrastrutture regionali, ponti e viadotti.

Un allerta era già stato lanciato dopo il crollo del ponte Morandi a Genova e il Friuli Venezia Giulia era stata una delle regioni a muoversi per prima.


LA SITUAZIONE

Sono quaranta i ponti individuati dopo sui quali è necessario fare degli interventi di sistemazione, verificare il livello di sismicità e la documentazione sul grado di resistenza sismica. I manufatti si trovano sparsi in tutta la regione su strade ad alta percorribilità. C’è subito da dire che nessuno è in condizioni tali da decretare lo stato di allarme, ossia di chiuderlo per eseguire i lavori in tempi brevi a causa dell’urgenza, ma si tratta di opere che hanno bisogno di manutenzioni che devono essere fatte. In alcuni casi sono lavori per mettere in sicurezza il manto stradale, mentre in alcuni casi si tratta di questioni legate ai pilastri che devono essere rinforzati. Non è da escludere che quando i cantieri vengono aperti, in alcuni casi si renda necessario bloccare la viabilità per eseguire le opere di consolidamento, come del resto era stato fatto, anni fa per mettere in sicurezza il ponte Marchi proprio a Pordenone. Più facile, però, che si proceda con il traffico su corsie alternate. Da aggiungere che alcuni lavori sono già stati eseguiti e quindi la lista dei ponti da sistemare sia minore rispetto ai quaranta che erano stati individuati dalla Regione dopo i sopralluoghi e le verifiche sulle strutture portanti.


LA CIFRA

Il quadro economico che riguarda i lavori sui manufatti collocati sulle strade di maggior percorrenza in Friuli Venezia Giulia è di oltre 107 milioni di euro. Non sono pochi, ma a fronte di quanto accaduto a Genova, il Governo di allora, cosa poi confermata da tutti gli altri che si sono susseguiti, ha già stanziato una cifra da suddividere per il piano di interventi che andrà avanti, prima di essere completato, sino al 2029. I fondi che lo Stato ha destinato per il Friuli Venezia Giulia sono stati complessivamente quasi 81 milioni. Di questi una decina di milioni sono già stati versati nelle casse della Regione che procede con progettazione ed esecuzione dei lavori, 7.5 milioni arriveranno nell’anno in corso, altri 6 nel 2025, più di 14 milioni sono stati destinati nel 2026, altri 14 milioni e 200 mila l’anno successivo, e la stessa cifra entrerà nel bilancio della regione i due anni dopo.


LE OPERE

Come detto sono 40 i ponti da mettere a posto. Tra questi in provincia di Pordenone, in attesa che venga realizzato quello novo c’è il ponte sul Meduna per un totale di un milione e 200 mila euro, c’è il ponte sul Tagliamento a Madrisio dove l’importo sale 4.2 milioni di euro, c’è il ponte di Dignano (parte dei lavori già realizzati) che ha uno degli importi più importanti per un totale di 46 milioni di euro, c’è il ponte di Colle, 5.2 milioni. In tutta la provincia di Pordenone, in ogni caso, gli interventi da completare o realizzare sono una decina. Una quindicina, invece, i cantieri previsti in provincia di Udine per una spesa complessiva di oltre venticinque milioni di euro. Il resto interesserà, invece, i ponti in provincia di Trieste e Gorizia, compreso quello di Grado.


L’ASSESSORE

«C’è subito da dire che quanto accaduto sull’Autostrada 23 della Carnia - spiega l’assessore alle Infrastrutture, la pordenonese Cristina Amirante - deve essere da monito per capire che è sempre importante monitorare sia i manufatti che le condizioni ambientali, anche se è evidente che il rischio zero non esiste. Devo però anche aggiungere che la situazione sul fronte delle infrastrutture da noi è comunque sotto controllo. Sono state fatte diverse visite ispettive per la verifica della staticità dei ponti e per i controlli sulla situazione antisismica dei manufatti. Questo, ovviamente non significa che è possibile abbassare la guardia».

Ultimo aggiornamento: 16:57 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci