«Le stalle non sono fabbriche»: allevatori contro la direttiva europea sulle emissioni. Costi fino a 30mila euro per le aziende

Lunedì 20 Marzo 2023 di Antonella Lanfrit
Allevamento maiali

«Fulminati». L'assessore regionale alle Risorse agroalimentari, Stefano Zannier, reagisce "fulmineamente" così quando si riferisce agli autori della Direttiva europea ribattezzata «ammazza stalle» cui giovedì il Consiglio Ue dell'Ambiente, cioè i ministri dell'Ambiente degli Stati membri, ha dato via libera paragonando in fatto di emissioni gli allevamenti di bovini, suini e pollame alle imprese. La Direttiva ora dovrà andare al vaglio del Parlamento europeo, dove le associazioni degli agricoltori della gran parte dei Paesi europei sperano venga affossata, ma ciò non spegne l'allarme che si è ingenerato anche in Friuli Venezia Giulia, dove sono diverse le aziende che hanno più di 350 capi di bovini e più di 1.500 capi di suini.

Sono quelle che dovrebbero applicare subito quanto previsto dalla Direttiva in tema di emissioni, «con spese che si aggirerebbero sull'ordine dei 20/30mila euro l'anno», quantifica immediatamente il presidente di Coldiretti Pordenone Matteo Zolin, che rappresenta il Friuli Venezia Giulia anche nel direttivo nazionale di Anas, l'Associazione nazionale allevatori suini.


LA PREOCCUPAZIONE
«È una Direttiva del tutto inadeguata per una molteplicità di motivi, a partire dai dati su cui equipara gli allevamenti alle industrie spiega l'assessore Zannier: sono dati già messi in discussione da elementi scientifici. Inoltre, gli allevamenti immagazzinano una parte delle emissioni, a differenza delle aziende. Si pensi solo alle attività correlate, come la cura dei pascoli e la coltivazione delle colture. Rispetto alle emissioni, è indispensabile che si faccia un bilancio a 360° di un comparto della sua incidenza sull'ambiente». Zannier è decisamente preoccupato, perché «in Friuli Venezia Giulia se il settore zootecnico ha peso limitato sull'economia considerata nel suo complesso, esso ha un ruolo importantissimo sulla gestione del territorio: per quello destinato al pascolo, ai foraggi, alle cerealicole per gli allevamenti e, non meno strategica, per la gestione delle aree che non sarebbero sfruttabili diversamente». L'auspicio, continua, è che il Parlamento Ue ci ripensi, perché «in quel contesto non può prevalere l'ideologia, quella che ora sta guidando tutte le questioni legate all'ambiente».


AMBIENTE FILIERA
E Zannier mette in riga le contraddizioni che il mondo agricolo sta affrontando: «I prodotti devono essere, giustamente, di qualità e contemporaneamente si varano misure che sono insostenibili dal punto di vista imprenditoriale. Si vogliono terreni puliti, prati curati, ma allevamenti a quattro vacche. E l'elenco potrebbe continuare». Il punto è che «se continuiamo così si devasterà il tessuto economico e sociale, perché l'ambiente è patrimonio di tutti ma è diventato a carico solo di qualcuno». Ragionamenti che si ripresentano nell'analisi del presidente di Coldiretti Pn, Zolin, che intravvede una regia nel susseguirsi di alcune decisioni a carico del settore agricolo e zootecnico. «Sembrano assunte da chi ha interesse allo sviluppo del cibo sintetico e all'eliminazione della dieta Mediterranea. Viceversa prosegue , non si spiega come si possa pensare a scelte che mettono in difficoltà economica tutto un settore, oltreché minare filiere che sono alla base di prodotti d'eccellenza del made in Italy e del made in Fvg: si pensi al Grano Padano, al Parmigiano Reggiano e al Montasio. Al San Daniele e al prosciutto di Parma o all'Igp di Sauris e la filiera importante che è sostenuta dall'allevamento dei polli». Sono attività che in regione «sono soprattutto di livello familiare, cresciute nel tempo per poter restare sul mercato. Se oggi un allevamento produce solo 50 litri di latte al giorno esemplifica non c'è nessuno che passa a raccogliere una quantità così esigua». Coldiretti, conclude il presidente, «ha ribadito a più riprese che gli allevatori sono ben consapevoli del ruolo della zootecnia per lo sviluppo dell'agroalimentare italiano e perciò sono particolarmente attenti alla sua sostenibilità. Ma in questa Direttiva non c'è nulla di realmente utile per la salvaguardia dell'ambiente».

Ultimo aggiornamento: 17:30 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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