Colpite le realtà familiari delle produzioni Dop e Igp, Confagricoltura: «Un disastro»

Lunedì 20 Marzo 2023 di A.L.
Allevamento bestiame

L'Italia, con il ministro dell'Ambiente, ha votato contro alla Direttiva ribattezzata «ammazza stalle» al Consiglio Ue del 16 marzo scorso e a questo voto si sono idealmente unite tutte le associazioni di categoria, da Coldiretti, secondo cui « l'unica opzione possibile e quella di mantenere l'attuale quadro normativo» a Confagricoltura, per la quale quanto deciso «non va nella direzione auspicata». In sintesi, ha ripercorso Confagricoltura, la proposta di Direttiva sulle emissioni industriali - Ied (ossido di azoto, ammoniaca, mercurio, metano e anidride carbonica che riguardano le emissioni del comparto agricolo per il 7 per cento) -, pure dopo la proposta svedese di compromesso, prevede l'inclusione del settore bovino nel campo di applicazione con le conseguenti soglie di 350 unità di bestiame vivo per bovini e suini».
La norma, quindi, «non è stata corretta come Confagricoltura aveva chiesto. Lavoreremo insieme al Parlamento europeo e al Copa Cogeca affinché, nella fase di discussione, riesca a modificare l'orientamento generale e arrivare a una decisione finale favorevole per le imprese e per il settore degli allevamenti». È una Direttiva che «colpisce principalmente i piccoli allevamenti familiari i quali hanno rappresentato, negli anni, un tessuto economico e sociale importante per il territorio e la produzione della Dop e Igp, le famose "eccellenze agroalimentari", afferma David Pontello, responsabile della Sezione Economica zootecnica regionale di Confagricoltura -. Inoltre, rappresenta una nuova complicazione burocratica che equivale a un ulteriore costo, che contribuisce a limitare l'attività e, in un certo qual modo, la voglia di investire nel comparto».
Per Confagricoltura, in sostanza, «questa decisione rappresenta un disastro per la zootecnia». Nel loro «no» gli allevatori italiani sono in buona compagnia a livello europeo, poiché la lettera aperta da Coldiretti per la revisione delle decisioni è stata firmata dalle principali organizzazioni agricole di Belgio, Repubblica Ceca, Germania, Francia, Polonia, Portogallo, Slovacchia e Spagna, che considerano «la formulazione della proposta del tutto inadeguata e inaccettabile rispetto alla realtà produttiva europea».
Nella lettera, che mira a mantenere le norme in vigore si sostiene la necessità di «eliminare il settore bovino dallo scopo della Direttiva e il ripristino delle attuali soglie stabilite per il settore avicolo (a partire da 40mila capi) e suinicolo (suini da produzione di peso superiore a 30 chilogrammi a partire da 2mila capi; scrofe: a partire da 750 capi. Questa soluzione si legge - riconoscerebbe gli sforzi che gli allevatori stanno compiendo per aumentare la sostenibilità delle loro aziende». Le organizzazioni agricole ricordano che minando la sovranità alimentare europea «aumenta la dipendenza dalle importazioni di prodotti animali da Paesi terzi, che hanno standard ambientali, di sicurezza alimentare e di benessere animale molto più bassi di quelli imposti agli allevatori Ue». Inoltre, «equiparare gli allevamenti, anche di piccole/medie dimensioni, alle attività industriali, appare ingiusto e fuorviante».
Sulla questione è intervenuto anche il presidente del Consiglio del Friuli Venezia Giulia, Piero Mauro Zanin, che ha condiviso le posizioni e le preoccupazioni espresse da Coldiretti.

In qualità di componente del Comitato europeo delle Regioni, Zanin ha segnalato la preoccupazione degli agricoltori alla delegazione italiana presso il Comitato delle Regioni, alla presenza dell'ambasciatore italiano in sede Ue, Pietro Benassi. «Questa proposta di Direttiva ha sostenuto - metta a rischio le fondamenta della nostra produzione e della nostra sicurezza alimentare, esponendoci alla dipendenza da Paesi terzi».

Ultimo aggiornamento: 11:00 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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