Acciaio, scorte al limite: «Saremo travolti da una crisi disastrosa»

Giovedì 24 Marzo 2022
Porti ormai vuoti
1

PORDENONE - Proprio mentre industriali, Regione e sindacati condividevano la drammaticità della situazione, Putin da Mosca rincarava la dose: il gas si pagherà solo in rubli. Niente euro o dollaro. Risultato? Subito un +27% alla voce costo della materia prima. Un'altra mazzata in un quadro già sull'orlo di diventare depressivo. Una batosta preceduta dall'allarme suonato a livello regionale: le scorte di materie prime ferrose (ghisa, nichel, acciaio) sono agli sgoccioli. È una questione di giorni, poi - citando testuali parole - «sarà un disastro».

Quello vissuto fino ad oggi, quindi, non lo era. O meglio, era il preludio al disastro. Una combinazione di avvisaglie.

LA RIUNIONE

L'assessore regionale alle Attività produttive, Sergio Emidio Bini, ieri mattina, 23 marzo, ha convocato a Udine in Regione le categorie produttive e i sindacati. Il secondo gabinetto di guerra dopo quello di due settimane fa. E quindici giorno dopo il primo incontro, i toni si sono fatti definitivi. «Qui si tratta di salvare il settore manifatturiero - ha tagliato corto Anna Mareschi Danieli (Confindustria Udine) -. La situazione non è ancora così tragica come lo sarà a brevissimo. Le scorte su cui si sta lavorando hanno ancora dei costi ragionevoli a bilancio, ma quando finiranno sarà una corsa vorticosa verso il basso. Siamo già in una situazione di start and stop, c'è chi lavora di notte per risparmiare. Il presidente Fedriga alzi la voce: si tratta di sopravvivenza». Sulla stessa linea William Pezzetta, segretario generale della Cgil: «Il peggio deve ancora venire». Il presidente di Confindustria Alto Adriatico, Michelangelo Agrusti: «Il +1 per cento di Pil è già ottimistico ed è in calo rispetto alle stime iniziali per il 2022. Se crolla il mercato interno sarà un problema per tutti».

LA STRATEGIA

Durante il vertice si è parlato anche di quello che può e non può fare la Regione, sia ora che sul medio-lungo periodo. Focus ovviamente sulla politica energetica. «Le rinnovabili saranno pronte tra 24 mesi, ma a noi l'energia serve ora», ha tagliato corto Mareschi Danieli. «Serve un intervento maggiore dello Stato, come già accade in Francia e Germania. «Molti si dovrebbero vergognare per i tanti no pronunciati in passato - ha aggiunto Michelangelo Agrusti -. In regione va impostata una mini-politica energetica domestica. Siete disposti a mettere risorse per i termovalorizzatori, per il combustibile da rifiuti?. Bisogna agire in tempi rapidi anche per ricavare energia dal calore prodotto da molte industrie. Tutto ciò si può fare anche con un'autorità commissariale».

LA POLITICA

«Il Governo ha recepito in parte le misure richieste dalle Regioni - ha spiegato Bini -. La nostra proposta indicava di mettere un delta, un surplus di costi rispetto al periodo dell'anno precedente in quota di ammortamento per mitigare l'effetto sul conto economico dell'azienda oltre che la moratoria del credito senza pregiudizio di rating sulle imprese. È necessaria anche la definizione dei tetti sul costo del gas a livello di Ue», ha precisato Bini indicando come fra i temi ancora da trattare vi sono la tassazione degli extragettito per i gestori energetici e la proroga del Temporary framework. Fra le misure positive la riduzione delle accise sulla benzina, il bonus carburante con buoni benzina ceduti a titolo gratuito da aziende private ai lavoratori dipendenti, nel limite di 200 euro per lavoratore che non concorre alla formazione del reddito, oltre all'integrazione salariale e all'agevolazione contributiva per acquisizione di personale già dipendente di imprese in crisi.

Ultimo aggiornamento: 25 Marzo, 10:49 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci