Lockdown in Cina, Electrolux rischia lo stop: mancano schede madre e componenti elettronici

Venerdì 18 Marzo 2022 di Marco Agrusti
Lockdown in Cina, Electrolux rischia lo stop: mancano schede madre e componenti elettronici
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PORCIA (PORDENONE) - Shenzhen non è solo la megalopoli moderna e tentacolare che fa da ponte tra Hong Kong e la Cina continentale. È soprattutto e semplicemente la fabbrica del mondo. Lì, ad esempio, si producono componenti fondamentali degli smartphone che poi arrivano nei negozi di tutto il mondo. E sempre lì, se la metaforica farfalla sbatte le ali, dall'altra parte del pianeta può succedere qualcosa di grosso. Solo che stavolta la farfalla si chiama - ancora - Covid e qualcosa di grosso rischia di succedere in una delle fabbriche più importanti di tutto il Friuli Venezia Giulia: l'Electrolux di Porcia. Da giorni, infatti, Shenzhen è in lockdown totale. E dalle megafabbriche della metropoli cinese arrivano a Porcia componenti chiave per la produzione.


I TIMORI

L'allarme è arrivato al massimo livello. Il lockdown cinese non è la nostra zona rossa. Nemmeno il confinamento duro del 2020. È davvero totale, alla rincorsa del modello Zero Covid che adesso con la variante Omicron vacilla. E ora la misura ha colpito Shenzhen, chiudendo in casa più di dieci milioni di persone, ma soprattutto riducendo all'essenziale l'attività economica e produttiva della tigre cinese. Con conseguenze potenzialmente molto serie anche a Porcia, dove il processo produttivo dipende dalle schede madri e dai componenti elettronici che completano gli elettrodomestici.

Materiali prodotti soprattutto a Shenzhen e che sempre da Shenzhen vengono spediti verso l'Europa e gli Stati Uniti. «Questa settimana - spiegano dalla Rsu di fabbrica, che monitora ogni giorno lo stato di salute dell'azienda di Porcia - ce la caveremo, ma solamente perché lunedì è stato imposto uno stop. La prossima settimana, invece, sarà dominata dall'incertezza».


L'ORIZZONTE

Sette giorni in ansia per l'arrivo dei componenti, con pochissime assicurazioni da parte dei fornitori. Ma è quello che potrebbe succedere in una decina di giorni, a spaventare davvero lo stabilimento dell'Electrolux di Porcia. Il lockdown che Pechino ha deciso di applicare per l'area metropolitana di Shenzhen dopo un brusco aumento dei casi domestici (non importati dall'estero) non ha al momento una data di scadenza. Sono in corso test di massa come accade sempre in Cina in corrispondenza di ogni confinamento. Ma se la stretta non sarà allentata e al contempo la produzione non riprenderà a pieno regime così come le spedizioni, in una ventina di giorni Electrolux finirà le scorte di schede madri e componenti elettronici in genere. Allora sì che saranno guai seri. La stessa emergenza potrebbe abbattersi su altri giganti della regione, come ad esempio la Savio macchine tessili. Una seconda tempesta perfetta che decisamente non ci voleva.


MANCA NICHEL

Tornando ai riflessi della guerra in Ucraina sul nostro territorio, oltre all'acciaio che manca le imprese sono costrette a fronteggiare anche un'altra emergenza che sembra essere solo all'inizio. Si parla in questo caso della fiammata dei prezzi che riguardano le forniture di nichel. La materia prima è alla base della produzione dell'acciaio Inox, fondamentale per la realizzazione di molti prodotti, dalle auto elettriche (per le batterie) alle cucine. La Russia è il terzo produttore mondiale di nichel e i flussi rischiano ora di azzerarsi completamente. Per questo il prezzo è schizzato verso l'alto e al momento manca una seconda scelta, a meno di non rivolgersi al mercato del Sudest asiatico che però è campione di emissioni nocive. Una crisi, quella del nichel, che rischia di avere un impatto pesantissimo sull'altra Electrolux, cioè sulla branca Professional. «Gli effetti - ha spiegato Simonetta Chiarotto, segretaria della Fiom locale - si vedranno probabilmente tra una quindicina di giorni. Ora si sta lavorando grazie alle scorte ma i problemi potrebbero diventare importanti».

Ultimo aggiornamento: 19:03 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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