Andrea Maggi, il professore de Il Collegio, docu-reality di Rai 2, nella sua rubrica sul Gazzettino commenta la tragica vicenda del suicidio di un giovane in diretta TikTok, interrogandosi sull'origine di un malessere che induce i giovani a dare così poco valore alla loro stessa vita. Ecco cosa ne pensa Maggi.
Martedì scorso il tiktoker bolognese Vincent Plicchi, ventitré anni e 300mila follower, si è ucciso nella sua abitazione mentre in migliaia seguivano la sua diretta. L’episodio mi ha fatto pensare a un’intervista televisiva del 27 maggio 1981, dove il giornalista Alberto Sinigaglia chiese a Italo Calvino i tre talismani per il Duemila.
«Oggi siamo costretti ad assistere al suicidio in diretta»
In un presente come il nostro, la memoria e l’intelligenza operative sono artificiali. Le parole e i numeri non sono più appesi come le cetre del Salmo 136 ripreso da Salvatore Quasimodo nella poesia “Alle fronde dei salici”, ma scorrono come cadaveri trascinati dalla corrente del web. L’inflazione che le ha colpite ha ridotto il loro valore come i marchi tedeschi durante la crisi economica del 1922 e il 1923. Proprio il 1923 è stato l’anno di nascita di Italo Calvino. E oggi, nel 2023, a cent’anni di distanza, siamo costretti ad assistere al suicidio in diretta di un giovane. Oggigiorno per un qualsiasi giovane di media istruzione i romanzi di Calvino sono quasi incomprensibili.
Nell'epoca del dis-umanesimo
Negli scaffali delle librerie dedicate agli adolescenti e agli young adult ci sono libri di influencer più o meno adulti che il giorno prima non sapevano scrivere neppure il loro nome e che il giorno dopo vendono decine di migliaia di copie per le maggiori case editrici. E gli scrittori, quelli veri, sono costretti a far loro da ghost writer per sbarcare il lunario. Della civiltà industriale tanto ben raccontata da Calvino, e da lui definita dispensatrice di sogni e di nevrosi, oggi ci restano solo le nevrosi. I sogni sono un lusso che nessuno si può permettere. Che ne è, poi, della ricerca del valore della Resistenza raccontata da Calvino? Le uniche parole che abbiamo in bocca per difenderci dalla violenza del nostro tempo sono empatia e resilienza; parole talmente inflazionate da aver perso ogni significato. Il dis-umanesimo in cui stiamo vivendo dimostra che non abbiamo ascoltato le raccomandazioni di Italo Calvino.
Troppo difficile, come l’estrazione da radice quadrata senza la calcolatrice. Sapere che tutto quello che abbiamo di bello ci può essere tolto da un momento all’altro è un appunto da fissare nella memoria dei giovani. Soprattutto perché quello che hanno di più bello è la loro stessa vita.