Andrea Maggi, il professore de Il Collegio, docu-reality di Rai 2, nella sua rubrica sul Gazzettino ci parla dello spreco alimentare, una cattiva abitudine che abbiamo iniziato a modificare. Ma non è tutto frutto di una nobile presa di coscienza. Ecco cosa ne pensa Maggi.
Sprechiamo un po’ meno cibo, ma non è del tutto una buona notizia. Fino a qualche anno fa il problema dello spreco alimentare non interessava quasi a nessuno, ma oggi è diverso. Abbiamo una scadenza imminente, quella dettata dall’Agenda 2030 dell’ONU, che ci pone l’obiettivo di dimezzare lo spreco alimentare globale pro-capite entro sette anni.
Perché si spreca meno cibo?
È emerso chiaramente che lo spreco alimentare è un fenomeno strettamente legato a molti altri a cui dobbiamo porre rimedio. Lo scoppio della pandemia del Covid-19 prima, la guerra in Ucraina poi e gli sconvolgimenti climatici che hanno segnato duramente i raccolti di quest’anno hanno generato diverse reazioni, quali il calo della fiducia nelle istituzioni, l’aumento dell’inflazione nonché una rapida e inesorabile diminuzione del potere d’acquisto dei consumatori. Parallelamente si è registrato un calo nello spreco di frutta e verdura fresche. Questo, dicevo, potrebbe sembrare un dato positivo, se non fosse che questo calo è dovuto per un aumento vertiginoso del costo della frutta e della verdura e, di conseguenza, a un calo dell’acquisto di questi prodotti alimentari. La conclusione è che lo spauracchio di un peggioramento delle condizioni di vita non ci ha dissuaso dall’acquisto di uno smartphone di ultima generazione, tuttavia non siamo più disposti all’acquisto di prodotti salutari in luogo di altri di più economici e qualitativamente inferiori dal punto di vista nutrizionale.
«Giovani diffidenti nei nostri confronti»
Negli ultimi anni gli sprechi alimentari sono gradualmente diminuiti anche grazie a una sensibilizzazione sempre maggiore e a una progressiva presa di coscienza di parte dei consumatori circa l’importanza di un cambiamento delle abitudini quotidiane. Fare la spesa giorno per giorno, disporre gli alimenti in modo ordinato in frigo e nella dispensa, ponendo davanti quelli più prossimi a scadere, persino l’utilizzo di app possono diventare consuetudini utili a questo fine. E poi c’è la scuola, attraverso la quale bisogna diffondere le buone pratiche tra i giovani per contrastare lo spreco alimentare. Parallelamente bisogna agire anche su altri campi. Buona parte degli adolescenti di oggi sono diffidenti, non pensano al futuro e quando lo fanno, lo immaginano catastrofico. Pertanto, qualsiasi progetto a lungo termine volto a un cambiamento di rotta proposto da noi adulti è visto da loro come aleatorio; il “Bla, ba, bla” di Greta Thunberg, per intenderci. Come a dire: voi adulti parlate tanto, ma non cambiate mai niente. E poi ci dite che dobbiamo comportarci in modo responsabile; noi, dopo che voi avete fatto a pezzi il pianeta. È necessario ridurre lo spreco alimentare, e, parallelamente, anche questa diffidenza, per certi versi giustificata, che i giovani nutrono nei nostri confronti.
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