Valvitalia chiude la fabbrica: trasferimento a Pavia in vista per 85 dipendenti

Venerdì 11 Febbraio 2022 di Iris Rocca
La fabbrica di Due Carrare

DUE CARRARE - Ottantacinque dipendenti appesi ad un filo. È pronto a chiudere lo stabilimento Valvitalia e tante sono le persone, tra operai, impiegati e dirigenti, che si trovano a dover decidere del loro futuro. La proposta emersa nell’incontro tra la direzione aziendale, assistita da Assolombarda, la Rsu di stabilimento e i funzionari Fiom e Fim di Padova è quella di avviare una procedura di trasferimento collettivo di tutto il personale allo stabilimento di Rivanazzano (Pavia) dal 1° aprile prossimo. Riduzione dei costi: è questa la giustificazione messa sul tavolo durante l’incontro dall’azienda produttrice di valvole, attuatori, raccordi, flange, giunti isolanti, sistemi per la misurazione, filtrazione e regolazione di fluidi e gas e sistemi antincendio, desiderosa ora di centralizzare le produzioni dello stabilimento padovano. La Rsu unitaria e le organizzazioni sindacali, già nella giornata di martedì scorso, hanno chiesto alla direzione di mettere in campo delle soluzioni alternative a quella che è, a tutti gli effetti, la chiusura dello stabilimento, e che, diversamente da quanto proposto finora, si possano basare sulla riqualificazione ed il rilancio dello stabilimento di via Campolongo, concedendo una prospettiva temporale più ampia rispetto al periodo di meno di due mesi.

DECISIONE FERMA
Il primo gruppo italiano del settore, per ampiezza della gamma di prodotti e per la competitività con le grandi multinazionali americane, da sempre padrone in questo campo, sembra però non voler sentire ragioni. Se i dipendenti si sentono traditi dalla stessa pubblicità dell’azienda che recita “Non è una valvola, è un anello di fidanzamento”, d’altro canto nel gruppo Valvitalia, attivo nel campo della progettazione, produzione e fornitura a livello globale, di apparecchiature e componenti destinati all’industria dell’energia, marina e civile, sono presenti ancora quote societarie di CdP, e si stanno attraversando negli ultimi anni perdite di fatturato e marginalità.
L’unica prospettiva che risulta emergere dal piano industriale, per il quale il gruppo ha da poco ottenuto finanziamenti a sostegno, è razionalizzare i costi chiudendo lo storico stabilimento carrarese.

Un’eventualità a fronte della quale, fin dall’assemblea successiva all’incontro tra i vertici in cui ne è stata data comunicazione, i lavoratori hanno espresso tutto il loro sconcerto ed indignazione.

IL SINDACATO
«Esistono commesse – spiegano le sigle sindacali - per le quali nel sito sono presenti certificazioni e professionalità essenziali a portarle avanti. Al contempo manca, ad oggi, un’alternativa tangibile per rendere il sito produttivo più performante, anche con prodotti nuovi per i quali il mercato del settore potrebbe dare sviluppo». Se il claim dell’azienda è “Valvitalia means heart”, è proprio a quel buon cuore che si stanno rivolgendo in queste ore le Rsu e i sindacati, «stigmatizzando gli episodi in cui alcuni responsabili del gruppo stanno tenendo colloqui o veri comizi, invitando i lavoratori a limitarsi a chiedere solo indennizzi economici. Queste fughe in avanti di figure che rappresentano l’azienda nello stabilimento – concludono i sindacati - di sicuro non facilitano una situazione già di per sé grave». Se il sito dell’azienda recita «Abbiamo sempre posto tra le nostre priorità la sicurezza ed il rispetto per l’ambiente e per le nostre persone. Valori che trovano applicazione nel lavoro di ogni giorno», il giorno scelto per il prossimo appuntamento sarà lunedì 14, proprio quello di San Valentino che tanto evoca il cuore rosso spesso usato da Valvitalia nelle sue comunicazioni, quando si terrà un’assemblea sindacale in cui si farà il punto con i lavoratori per capire quali risposte dare in vista del prossimo incontro del 21 febbraio.

Ultimo aggiornamento: 17:00 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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