ROVIGO - «Basta balletti, vogliamo soluzioni»: questo la frase che accompagna l'indizione di una manifestazione, mercoledì dalle 13.30 alle 15, davanti all'entrata degli uffici amministrativi dell'Iras da parte di Cgil, Cisl e Uil, che non nascondono i timori per la situazione che si è venuta a creare sulla più grande casa di riposo del Polesine.
GUERRA DI SOLDI
«A ottobre c'eravamo lasciati al tavolo prefettizio con una possibile soluzione attraverso la cessione del 45% della struttura, ora viene fuori che il commissario chiede 2,2 milioni, il Comune si dice disposto a pagare 600mila euro e le posizioni appaiono distanti», ha spiegato Benazzo dopo aver ripercorso l'annosa questione fino all'improvviso precipitare delle cose. «La situazione è drammatica - ha rimarcato Maisto - nelle corsie c'è paura per il futuro. Il personale ha lavorato negli ultimi tre mesi in costante emergenza, ha fronteggiato un vasto focolaio e parecchi lavoratori sono stati contagiati. Poi un ritardo nel pagamento degli stipendi senza che nessuno sappia nulla: ci siamo confrontati con la direzione e ci è stato detto che c'era un problema momentaneo di liquidità. Poi quando siamo stati convocati per un incontro, ci è stato detto che non era un problema momentaneo, ma strutturale, che era stata avviata un'ingiunzione da parte di una delle banche creditrici e che questo aveva creato un effetto domino creando paura sulla tenuta economica». Pavarin ha sottolineato che «parliamo di una struttura pubblica che potenzialmente può far gola a tanti, in un momento in cui l'amministrazione è in attesa dei fondi Pnrr. Se qualcuno cerca di fare il furbo, sia chiaro non mi sto riferendo a qualcuno in preciso, non lo permetteremo. L'Iras è la più antica istituzione, risale al 1500, non vogliamo nemmeno immaginare che finisca in liquidazione, non può accadere». Eppure, ammettono i sindacalisti, il commissario nell'ultimo incontro ha detto che «se non si trova una soluzione, saranno costretti alla messa in liquidazione per sciogliere l'accordo con il Comune. Una boutade che aveva già fatto, ma che messa così come l'ha messa ci ha preoccupato». Benazzo, Maisto e Pavarin sono concordi: nessuna voglia di essere strumentalizzati, nessuna voglia che si giochi una partita con aspetti ancora non del tutto chiariti sulla pelle dei lavoratori. «Si è parlato, fino a Natale, di un progetto che vedeva due protagonisti che davano per certo di sanare i debiti, con tanto di ipotesi ventilata e da noi non condivisa di un affidamento esterno, in global service, di Casa serena, per realizzare il piano industriale. Ma il piano industriale non c'è. Non possiamo pensare, a livello di trattativa sindacale e di lungo percorso, che il commissario si stacchi dal tavolo e lanci accuse al Comune. Il sindaco l'abbiamo incontrato, oltre due ore di confronto, e ha confermato la versione che siano ritrattate le cifre, ma confermato che è per fare le cose secondo il profilo di legge, secondo quanto attestato da una perizia che ha fatto eseguire. In ogni caso, per quanto commissario e sindaco possano aver ragione, devono superare tensioni e stallo, e giungere ad una soluzione».