Accoltellamento a Vigonza, la testimonianza: «Ho sentito gridare e poi piangere. Erano sopra di lui con le torce»

Lunedì 18 Settembre 2023 di Lorena Levorato
Il luogo del delitto

VIGONZA - «Ho sentito urlare e piangere: saranno stati in 4 o 5 sopra di lui. Poi ho visto che avevano le torce dei cellulari puntate per terra come se stessero cercando qualcosa». Cristina, ex infermiera, abita in un appartamento del palazzo di fronte al parchetto di via Moro e sabato sera era a casa. È una dei diversi residenti che hanno sentito il trambusto dell’aggressione. E ora il quartiere di Busa invoca sicurezza.

IL RACCONTO

«Sono appassionata di sport e stava per iniziare la partita di pallavolo dell’Italia, avevo la finestra aperta – racconta –.

Ho sentito gridare e piangere e sono uscita sul terrazzo, che affaccia sul giardinetto. Pensando a una scazzottata ho dato un colpo forte al tavolo per fare rumore e farli scappare. Ho anche fischiato pensando che sentendomi potessero andarsene. Infatti subito dopo li ho visti correre dai portici verso il giardinetto: erano in 4 o 5 e sentivo parlare arabo. Era buio ma ho intravisto che il gruppetto era chino sopra qualcosa a terra, che poi era la vittima: ho pensato che avesse dato di matto e che lo stessero aiutando. Solo dopo ho capito che la situazione era diversa: è calato il silenzio. Avevano le torce dei cellulari accese e puntate per terra, non so se per vederci perché era buio o per cercare qualcosa. Quando poi i soccorritori hanno illuminato la zona ho visto che c’era moltissimo sangue. Gli hanno fatto a lungo il massaggio cardiaco, ma quando ho visto che non gli hanno messo la maschera di ossigeno e che l’ambulanza è andata via senza sirena, ho capito che non era finita bene».

I TESTIMONI

Pochi minuti prima dell’aggressione un’altra residente, che abita proprio sopra ai portici dove sono state inferte le coltellate, racconta di aver sentito gridare forte e litigare, ma dall’altra parte della strada, nel parcheggio di via Bachelet. «Verso le 20.15 ero sul terrazzino e ho sentito un gran baccano, sembrava una baruffa – ricorda Luigina –. Vedevo tante luci dei cellulari accese e ho pensato “Guarda questi, invece di dividerli stanno filmando”. Hanno continuato per 5 minuti e poi silenzio. Secondo me è partito tutto dalla lite davanti al bar e poi hanno regolato i conti qui. Da là sono scappati e sono venuti qui sotto». Che la lite degenerata in omicidio possa davvero essere cominciata in via Bachelet e che sia stata filmata da più persone lo vaglieranno ora gli inquirenti. Il marito aggiunge che «quando più tardi sono sceso a fare due passi ho incontrato una vicina che mi ha riferito cos’era accaduto. Un altro mi ha detto di essere stato lui ad avvisare i carabiniere dopo aver sentito gridare e urlare». Mario, che vive nella stessa palazzina ma in un appartamento che affaccia proprio sul giardinetto, dice di aver sentito le grida ma di non essersi affacciato per paura. «Stavo cucinando e ho sentito le urla; ho guardato dalla finestra ma avevo paura fossero armati – spiega –, vedevo poco, ma ho capito che stava accadendo qualcosa di grave. Poi ho sentito arrivare l’ambulanza e i carabinieri». Nevio e la moglie sabato sera non erano a casa. «Siamo andati a teatro e uscendo ho incrociato un vicino – raccontano – quando siamo tornati abbiamo trovato il disastro e ci siamo spaventati, c’erano carabinieri, ambulanza, vigili del fuco. Siamo preoccupati: questa è zona tranquilla e anche signorile, ci abitano persone di un certo livello sociale. Sentire di questi episodi ci rattrista. Alla sera qui è un deserto e siamo terrorizzati perché è accaduto un fatto gravissimo che non ci si aspetta in un quartiere come questo. Quel giardino è completamento buio e con queste scusa fanno delle porcherie incredibili. Ogni mattina dobbiamo scendere e raccogliere le immondizie e le bottiglie di vino e birra che lasciano per terra. Però un fatto del genere davvero era impensabile fino a sabato sera. E, ripeto, siamo preoccupati».

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Ultimo aggiornamento: 19 Settembre, 09:59 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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