Padova. Il tatuatore senza confini, nello studio di Matteo Nangeroni anche le star. L'ultima? Cara Delevigne

Il tatuatore di 32 anni è a capo dello studio "The White Whale Tattoo Society" a Padova

Venerdì 1 Dicembre 2023 di Elisa Fais
Matteo Nangeroni

PADOVA - Non rifà mai lo stesso tatuaggio, a costo di dire un «no». I disegni spesso nascono di notte, quando nel silenzio prende carta e penna, tra emozioni ed estetica. I tratti sono neri, le forme in bilico tra surrealismo e mondi utopici. E' lo stile di Matteo Nangeroni, 32 anni, il tatuatore a capo dello studio "The White Whale Tattoo Society" a Padova, diventato famoso anche all'estero e tra le star. Di recente è giunta proprio nella città del Santo la supermodella e attrice britannica Cara Delevigne per farsi tatuare braccio e avambraccio dall'artista padovano.

Ora sulla pelle della diva 31enne è comparso "dormiveglia". L'obiettivo di Nangeroni è creare una connessione tra il suo immaginario - gli sketch che compongono il suo vasto book - e il sentire del cliente. «La prima regola per me è dedicare il giusto tempo, infatti lavoro solo su appuntamento - spiega Matteo -. Tra il mio ospite e il disegno avviene una sorta di scintilla, un colpo di fulmine. Poi attraverso il confronto la bozza si adatta e modifica, ma non si stravolge».

Come è arrivata Cara Delevigne a lei?
«Durante una sfilata ha notato i tatuaggi di un cliente, che poi con il tempo è diventato anche un mio caro amico, che lavora come hairstylist nel mondo della moda. E' di Londra. A Cara sono piaciuti così tanto che ha chiesto il mio numero, anche se già mi seguiva sui social. Prima di incontrarci qui a Padova non mi ha dato direttive, ha voluto semplicemente vedere gli sketch nel book. Ci ha messo un'oretta per decidere il disegno: un giorno ha fatto un tatuaggio e qualche tempo dopo è tornata per fare il secondo con l'idea di connetterli. Mi sono stupito che abbia scelto un tatuaggio così esteso e visibile, essendo una modella mi aspettavo qualcosa di nascosto di dieci centimetri al massimo. E invece. E' una grande soddisfazione».

Che rapporto nasce con i suoi clienti?
«Dipende. Con alcuni si crea un vera e propria amicizia. Come accennavo prima attraverso questo lavoro ho conosciuto Paul Hanlon, hairstylist londinese, che si sta facendo tatuare tutto il corpo. Due settimane fa abbiamo lavorato per tre giorni di fila tra collo e schiena. Non ho liste d'attesa lunghe, preferisco tatuare nel mio studio e creare un bel rapporto con i clienti. Si tratta di momenti intimi in cui si parla di sé. Anche quando rivedo i miei tatuaggi dopo mesi o anni, sento che rimane un legame. Si tratta di un'esperienza unica, non replicabile, infatti per principio non rifaccio lo stesso tatuaggio. Una volta utilizzato dal book, lo cancello. Mi è capitato di rifiutare delle richieste non in linea con i miei principi, diciamo che preferisco meno clienti ma più affezionati ai miei lavori. Ci vuole rispetto da entrambe le parti: mia e del cliente».

Quando disegna?
«A casa, la sera tardi. Dopo cena mi ritaglio del tempo tutto per me, due o tre volte a settimana».

Come ha approcciato a questo lavoro?
«Ho passato un periodo di incertezza da ragazzo. Sono cresciuto a Montà, mi sono diplomato in Ragioneria al Barbarigo e poi mi sono iscritto a Economia all'Università di Padova, ma qualcosa non andava. Così ho lasciato. Per mantenermi ho lavorato in bar, per pizzerie ad asporto. A 25 anni ho scelto di diventare un tatuatore e di tagliare con tutto per evitare ripensamenti. Per non tornare indietro mi sono tatuato le mani, è stato un po' come un rito di passaggio. Non sapevo disegnare e tanto meno tatuare, non ho mai fatto corsi di grafica o d'arte: sono a tutti gli effetti un autodidatta. Per allenarmi mi sono martoriato le gambe. Il tatuaggio per me è uno stile di vita, non è una moda o un'alternativa per fuggire da altri lavori. Sapere che tatuo, rende la mia giornata bella».

Gli studi di tatuaggi sembrano nascere come funghi, cosa ne pensa?
«Molti lo ritengono un hobby e non lo fanno in maniera seria. Secondo me per avere successo serve consapevolezza, prima bisogna provare altri lavori. Un po' come ho fatto io. E' un concetto che direi ad un giovane che oggi desidera entrare nel mondo dei tatuaggi».

Quali progetti per il futuro?
«Al momento oltre al The White Whale Tattoo Society a Padova, assieme a un altro socio gestisco anche The Grey Whale Tattoo Society a Verona dove però non si lavora su appuntamento perché è un "walk in". Sono abbastanza stanco di stare in Italia, ci sono troppi paletti burocratici. Sono addirittura limitato nell'estetica del mio stesso studio».

Percepisce pregiudizi?
«Non è come vent'anni fa. Mi è capitato che un anziano al mare si avvicinasse a me più per curiosità che per disgusto. Comunque non credo che tutti si debbano tatuare. La cosa che mi dispiace? Sono molto legato a mia nonna, eppure con lei non riesco mai a parlare del mio lavoro». 

Ultimo aggiornamento: 2 Dicembre, 10:30 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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