Matteo Strukul si racconta: «A 50 anni sono l'uomo più felice del mondo»

Venerdì 8 Settembre 2023 di Nicoletta Cozza
Matteo Strukul

PADOVA - Due colpi di fulmine hanno segnato positivamente la sua esistenza. Quello per la letteratura, quando a 6 anni è stato folgorato dall’Iliade, e il secondo quando a 29 ha incontrato l’amore della vita. Matteo Strukul, romanziere padovano che ha venduto oltre 2 milioni di libri, oggi spegne 50 candeline e si considera l’uomo più fortunato del mondo, non solo per aver sfondato in un settore non facile come quello editoriale, ma anche per avere sposato Silvia Gorgi.

Che bilancio fa di questi primi 50 anni?

«Molto positivo perché ho trovato l’amore, che non è scontato, di una donna che amo alla follia, che mi sorprende ogni giorno e credo sia la cosa più bella per una coppia.

Poi ho una famiglia che mi vuole molto bene: Leonardo è il miglior fratello che esista, e poi papà Giorgio e mamma Lucia Vendemiati, e le nipoti Alice e Greta. Se continua così sono la persona più contenta dell’universo». In Italia ha venduto oltre un milione di libri e altrettanti all’estero, in 40 Nazioni. Anche da punto di vista professionale non può lamentarsi… «In effetti parlano i 20 romanzi scritti, che sono stati tradotti in 22 lingue, e i premi vinti. Ho realizzato il sogno di diventare romanziere come Eco, Dumas e Balzac, e anche mio look si ispira agli scrittori ottocenteschi. Sì, pure in questo ambito il bilancio è fantastico, anche perché sono riuscito a raccontare tante storie del nostro Paese e per me è una missione».

Cha studi ha fatto?

«Ho frequentato l’elementare Bertacchi nel quartiere San Paolo, poi la media Mameli, dove aveva insegnato mia nonna, e il liceo Nievo e quindi mi sono laureato a Padova in Giurisprudenza, che poi ho abbandonato, ma che è stata una palestra per l’uso della lingua italiana nei miei romanzi, che faccio con sobrietà ed efficienza, ma senza sacrificare l’aspetto letterario. Quanto hai un congerie di dati storici, importante è selezionare quelli utili alla narrazione, in modo da aiutare il lettore».

Com’è scattata la scintilla per i romanzi?

«Mia madre e le sue sorelle sono sempre stati cultrici della Letteratura italiana. Dovevo ancora andare in prima elementare e zia Maria Teresa mi portò la versione integrale dell’Iliade dicendo “dobbiamo cominciare con delle buone letture”. Aveva ragione: me ne sono innamorato e in particolare mi ha colpito l’episodio dell’addio di Ettore ad Andromaca alle porte Scee, quando lui deve andare ad affrontare Achille, sapendo come sarebbe finito il duello. Consapevolezza, onore e dignità dei protagonisti mi fecero versare tutte le lacrime che avevo e lì ho capito che l’Iliade era il mio poema, ma anche che volevo provare a raccontare quel tipo di storie, e quindi è nato il desiderio di leggere il più possibile per mettere da parte la grammatica che mi permettesse di diventare romanziere. Cosa che è accaduta».

Quando si è consolidato come autore?

«Considero che una persona possa definirsi scrittore se vive con la sua produzione. Io faccio lo scrittore a tempo pieno dal 2016, dopo la pubblicazione de “I Medici una dinastia al potere” perchè tra fine di quell’anno e il 2017 a 44 anni sono arrivato ad avere 3 libri nella top ten dei più venduti in Italia. Avevo 44 anni, e l’esordio era avvenuto nel 2011 con “La ballata di Mila”: ciò che avevo fatto prima mi è servito per arrivare al successo, ma sempre con umiltà e partendo dal presupposto che non si è scrittori per aver pubblicato un libro. I 4 romanzi sui Medici mi hanno cambiato la vita e sento una certa responsabilità per averli scritti».

Come ha conosciuto sua moglie?

«Era luglio 2002 ed ero andato al Banale a bere qualcosa con mia cugina Maria Francesca Longo, figlia di zio Oddone per anni preside della facoltà di Lettere. Lei mi ha presentato una sua amica, Silvia, e sono rimasto folgorato. Mi hanno colpito i suoi occhi, e poi la sua profondità, il suo coraggio. Ho dovuto farle una corte serrata».

Da allora avete fatto un sacco di cose insieme.

«Abbiamo tanti interessi in comune, come il cinema, il teatro, l’opera e i viaggi, oltre alla letteratura. Siamo due autori, ma nel contempo anche grandi fruitori di cultura, dei “consumatori” di mostre e musei, perché la quasi totalità di quello che spendiamo va queste voci. Per il resto io sono piuttosto spartano a cominciare dal barbiere…».

Che sogno ha nel cassetto?

«Vorrei incontrare un produttore, magari veneto, che abbia il coraggio di trarre un film da un mio romanzo storico. Che siano i Medici, Paolo e Francesca, o Canaletto, non cambia. Sono amareggiato che nessuno finora abbia avuto questa sensibilità. Il 15 settembre uscirà il saggio “La Padova segreta di Giotto” che ho scritto assieme a Silvia, che anticipa il documentario cinematografico che sarà al cinema a fine ottobre, prodotto dalla nostra società Nordest Boulevard: alla fin fine ce lo siamo scritto e sceneggiato noi, senza aspettare». 

Ultimo aggiornamento: 17:13 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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