Elisa, dalle passerelle della moda a imprenditrice: «Una passione per il bello»

"Giocavo fin da bambina tra le vigne di Baone, poi la scoperta di "Maeli" e del Moscato giallo"

Giovedì 10 Agosto 2023 di Madeleine Palpella
Elisa, dalle passerelle della moda a imprenditrice: «Una passione per il bello»

PADOVA - Elisa Dilavanzo è una donna che ha sempre seguito i suoi sogni con grande dedizione, da giovanissima ha calcato le più importanti passerelle dei concorsi di bellezza per poi innamorarsi del mondo vino.

Ha fatto della sua passione un lavoro di ricerca e di qualità con "Maeli", un progetto unico tutto al femminile che la vede pioniera del Moscato Giallo.


Elisa, da Miss a sommelier?
«Si, proprio cosi, ho iniziato a lavorare nel mondo della televisione da giovanissima quando ancora frequentavo Giurisprudenza, non avevo esperienza, sono andata a fare il provino e il concorso con innocenza senza pensare ad un seguito. Con la maturità che ho adesso penso di non averla presa seriamente, a Miss Italia eravamo in 200 e sono arrivata nella selezione finale. Quest'opportunità mi ha permesso di viaggiare tanto per lavoro e di scoprire la cultura enogastronomica».


La passione per il vino è di famiglia?
«Il vino mi appartiene di più di quanto mi aspettassi, fin da piccola giocavo a Baone nelle vigne con i miei cugini. In famiglia i miei genitori sono agricoltori e ho altri parenti che hanno avuto esperienza in cantine e distillerie, quindi sono fermamente convinta di avere i geni per quanto riguarda il buon bere».


Come ha iniziato questo percorso?
«A causa del lavoro nel mondo televisivo non ero mai a casa, andavo e venivo continuamente, non avevo una stabilità e questo aveva cominciato a pesarmi molto. Ma la ragione più forte è che per intraprendere il lavoro dello spettacolo bisogna essere sempre in un palco ed avere una determinata carica e grinta. Quindi sono arrivata alla consapevolezza che non ero completamente portata, ed era evidente che non era la mia strada. Nel 2008 mi sono iscritta al corso da sommelier Ais dei Colli Euganei e poi un evento del destino dopo l'altro: nello stesso anno ho vinto il premio nazionale di Charme Sommelier e ho ricevuto il premio da Gianluca Bisol».


Poi la svolta...
«Non sapevo bene come entrare nel giro, avevo appena vinto il premio e avevo l'attestato, ma non trovavo un opportunità, l'idea di lavorare come sommelier non mi attirava molto perché faccio fatica a muovermi all'interno di un ristorante. Sentivo che dovevo rimboccarmi le maniche cosi ho iniziato proponendomi come venditrice in una commerciale di Rovigo».


Poi come è finita nei Colli Euganei?
«Vendendo vini sono arrivata nei Colli padovani dove ho conosciuto un albergatore e ho iniziato a lavorare nella sua cantina, appunto Maeli a Baone nel 2011, all'inizio era un ammasso di vini ricoperti da roghi. Dopo due anni, dato che il proprietario non era un amante del vino e non aveva un progetto delineato nel lungo periodo ha deciso di vendere».


Poi la decisione di comprare...
«Esatto, nel 2013 ha venduto tutto e io ho comprato. Avevo in mente un progetto di valorizzazione del Moscato Giallo, un vitigno molto sottovalutato. La scelta del Moscato Fior d'Arancio è nata mentre lo assaggiavo e sentivo commentare dalle altre persone che fosse un vino da dolce, da torte, adatto alle donne e addirittura da chi non sapeva nulla di vino. Non ero per nulla d'accordo, più lo bevevo più la mia consapevolezza aumentava che il Fior d'Arancio non aveva nulla a che fare con il classico Moscato dolce».


In cosa consiste il suo progetto?
«La Cantina Maeli, con il supporto di due soci abbiamo creato ben cinque tipologie di moscato giallo, la particolarità è che siamo l'unica cantina al mondo ad avere queste differenti modalità di lavorazione. Le pratiche agronomiche ed enologiche che usiamo sono assolutamente rispettose e armoniose con la materia prima. Le versioni sono: spumante dolce, metodo classico brut nature, vino frizzante imbottigliato con i propri lieviti e rifermentato in bottiglia secondo il metodo ancestrale, vino fermo secco e il passito. La nostra annata corrente del bianco è il 2019».


Da che cosa deriva il nome "Maeli"?
«Il nome conia l'identità dei Colli proviene infatti dalla fusione di: marna e limo. Queste due componenti formano uno strato da dove poi nascono i vigneti. I terreni hanno un'antichissima origine vulcanica sono ricchi di trachite, calcare e argilla».


Proponete anche degustazioni?
«Da noi ci sono diversi tipi di percorsi di degustazione: il primo si chiama "la via del Moscato Giallo" dove proponiamo le cinque versioni differenti e poi la degustazione chiamata "giallo, rosa e rosso", un viaggio attraverso i colori del vino, tra vitigni del presente e del passato».


Che progetti ha per il futuro?
«Sicuramente vogliamo continuare con la nostra filosofia perché è proprio la mia missione proporre versioni che rappresentano la versatilità di un vitigno che tutti pensavano di conoscere bene. Siamo pionieri del Moscato Giallo, ovviamente sarebbe più semplice vendere vini che abbiano un nome. Un'altra particolarità è che Maeli è un team al femminile ed insieme alle mie collaboratrici facciamo tante mansioni che sono prettamente coniate come lavori maschili, sempre nel rispetto dell'ambiente che ci circonda».

Ultimo aggiornamento: 11 Agosto, 10:44 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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