Minorenne, uccise il padre con un colpo alla nuca nel 2017: tra un anno sarà libero

Sabato 24 Luglio 2021 di Marco Aldighieri
Minorenne, uccise il padre con un colpo alla nuca nel 2017: tra un anno sarà libero
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SELVAZZANO - Il 24 marzo del 2017 ha freddato il padre con un colpo alla nuca: tra un anno Alberto Boggian, oggi ventunenne, sarà un uomo libero. Dal maggio del 2019, dopo avere scontato diciotto mesi dietro alle sbarre, è ospite in una comunità protetta nelle Marche. La giustizia minorile, in primo grado lo ha condannato a dieci anni e 8 mesi di reclusione. La Corte d’Appello minorile di Venezia ha poi accolto la richiesta della difesa, affidata all’avvocato Ernesto De Toni, concedendo all’ex campioncino di tennis la messa alla prova. 
É un percorso contemplato dal codice che consente la completa riabilitazione di un minore.

E Alberto così ha fatto: si è impegnato a fondo negli studi vivendo in una comunità di recupero. In questo lasso di tempo il processo a suo carico è formalmente sospeso. Al termine dei tre anni l’equipe di esperti (un’assistente sociale, un pedagogo e una psicologa) ha accertato se il programma di messa alla prova è stato rispettato. In questo caso il responso è stato positivo e tra un anno il ventunenne sarà libero. 


UNA NUOVA VITA
Alberto, in questo suo percorso di recupero, è riuscito a diplomarsi e attualmente lavora come operaio. Ancora per un anno, quando poi sarà di nuovo un uomo libero, la sua casa è una comunità protetta nelle Marche. Il ragazzo adesso ha ventuno anni, ma quando ha ucciso il padre con un colpo di carabina alla nuca ne aveva appena 16. Da subito si è detto pentito del suo terribile gesto, ed è anche andato a pregare sulla tomba del papà. 
La mamma e la sorella, non lo hanno mai abbandonato un attimo. Tutta la famiglia gli è sempre stata vicino, nonostante abbia freddato, senza un apparente motivo, il padre Enrico Boggian. Da quel giorno sono passati più di quattro anni e Alberto oggi appare un’altra persona: un ragazzo maturo e responsabile. 


IL DELITTO
Quella mattina del 24 marzo del 2017, era un venerdì, lo studente di 16 anni non è andato a scuola a causa di un mal di pancia. Intorno alle 11, dalla sua villetta di via Monte Santo a Selvazzano, si è diretto alla casa del nonno che dista a non più di 300 metri dalla sua. Qui nella camera da letto ha trafugato una carabina calibro 22 Beretta LR ed è rientrato nella sua abitazione, dove ha inserito il colpo in canna e ha nascosto l’arma nel bagno della taverna. Il ragazzo, molto bravo a tennis tanto da avere vinto diversi tornei, ha atteso l’arrivo del padre per pranzare insieme. Terminato il pasto, papà e figlio, sono scesi in taverna per alcuni minuti di relax e si sono seduti sul divano. 
Enrico Boggian ha acceso il televisore, mentre lo studente si è alzato ed è andato in bagno. Senza farsi notare dal genitore, ha afferrato la carabina, si è messo alle spalle del padre e ha premuto il grilletto. Il colpo, secco e forte, alle 13.45 è stato udito da una vicina di casa. Un quarto d’ora più tardi, intorno alle 14, invece di soccorrere il padre agonizzante sul divano con un foro di proiettile nella nuca, ha inforcato la bici del papà e si è diretto in un campo incolto a 200 metri dalla villetta, dove si è liberato del fucile a cui aveva rotto il calcio in legno. Venti minuti più tardi è rientrato a casa e solo dopo oltre 45 minuti ha chiamato i soccorsi. 
 

Ultimo aggiornamento: 11:17 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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