PADOVA - Il delitto del lungargine Buschetto potrebbe essere a una svolta. Gli inquirenti, sulla scena del crimine, hanno trovato e sequestrato una corda utilizzata dai carnefici per immobilizzare Oualid Khlifi, tunisino di 39 anni, prima di finirlo a coltellate.
IL FATTO
Oualid Khlifi, la notte tra sabato e domenica 5 marzo, è stato ucciso a coltellate da due uomini. Molto probabilmente da due suoi connazionali. Lo hanno massacrato con una ventina di fendenti. Uno lo avrebbe afferrato per le spalle, legandogli i polsi, e il complice avrebbe infierito senza pietà. Lo straniero, come emerso dall’autopsia effettuata dal medico legale Alberto Furlanetto, ha riportato ferite sul petto, sul collo e anche sulla schiena. Nei polmoni non è stata trovata acqua, per cui quando è caduto nel fiume Bacchiglione era già morto. Gli uomini della Squadra mobile, coordinati dal pubblico ministero Sergio Dini titolare delle indagini, hanno provato attraverso la polizia Scientifica ad analizzare i due telefoni cellulari della vittima. Ma gli apparecchi sono stati a lungo in acqua e non è stato possibile recuperare i dati. Adesso per risalire agli ultimi spostamenti del nordafricano, prima di trovare la morte, gli inquirenti hanno scandagliato anche i tabulati telefonici, ma al momento senza alcun esito utile alle indagini.
IL MOVENTE
Secondo gli investigatori il 39enne è stato vittima di un regolamento di conti tra spacciatori. Regolare sul territorio nazionale per avere contratto matrimonio con una italiana, il tunisino aveva diversi precedenti di polizia per reati legati allo spaccio. Il movente del delitto sarebbe maturato nel mondo della droga. Il 39enne forse si è messo a spacciare in una zona già controllata da altri spacciatori, non distante dal lungargine Buschetto. Oppure, altra ipotesi, potrebbe non avere pagato la droga acquistata da un fornitore gerarchicamente superiore a lui. Il tunisino sarebbe stato una spacciatore di livello medio e specializzato nella vendita della cocaina. Il luogo dove è stato massacrato è conosciuto in città per essere una zona, nel quartiere Brusegana, frequentata da spacciatori e dai loro clienti. Le ultime ore della sua vita le ha passate al bar cinese di via dei Colli con tre suoi “clienti” italiani. Uno lo ha poi accompagnato, la sera di sabato 4 marzo, nel posto dell’agguato fatale. A terra gli agenti, lungo il lungargine Buschetto, hanno trovato numerose gocce di sangue, oltre alla corda utilizzata per immobilizzarlo. La violenza è iniziata quindi diversi metri più in là di dove è stato rinvenuto il cadavere in acqua impigliato tra i rovi. La vittima in tasca aveva ancora il portafogli con all’interno 150 euro: questo particolare indica che non si è trattato di una rapina, ma di un agguato. Un regolamento di conti legato allo spaccio di droga.
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