Delitto Anica, Battaggia resta in cella: respinto il ricorso. Gli indizi che lo inchiodano

Sabato 10 Febbraio 2024 di Giuliano Pavan
Anica Panfile e Franco Battaggia

TREVISO - La speranza di Franco Battaggia di tornare un uomo libero è stata affossata dal tribunale del Riesame.

Ieri mattina i giudici veneziani hanno infatti respinto l’istanza presentata dai legali del 77enne di Arcade, gli avvocati Loretta Cassano e Maria Palomba, contro l’ordinanza di custodia cautelare in carcere firmata dal gip Carlo Colombo. La pronuncia del Riesame, che si è riservato le motivazioni che verranno rese note nei prossimi giorni (entro un massimo di 30 giorni), di fatto blinda l’impianto accusatorio della Procura di Treviso che aveva ottenuto l’arresto di Battaggia. Secondo il gip Colombo, per l’ex Mala del Brenta sussistono sia il concreto pericolo di fuga che il rischio di uccidere ancora, vista la propensione del “re del pesce” (come è stato ribattezzato per essere il titolare della pescheria “El Tiburon” di Spresiano, ndr) di far assumere cocaina alle prostitute che frequentano casa sua. Timori che si fondano sui riscontri delle indagini degfli inquirenti secondo cui ci sono gravi elementi indiziari per accusare il 77enne dell’omicidio di Anica Panfile, la 30enne romena trovata cadavere in un’ansa del Piave a Lovadina. Battaggia, che ha sempre respinto le accuse ma che in sede di interrogatorio ha sempre scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere, per ottenere la libertà aveva anche giocato la carta dell’età: i suoi 77 anni potevano venire visti come incompatibili con la detenzione in un penitenziario. Non è stato così. 


GLI INDIZI 
Franco Battaggia, secondo la ricostruzione della Procura di Trevios, è stato l’ultimo ad aver visto viva Anica Panfile, sua ex dipendente, con cui aveva un appuntamento per la consegna del Cud e che quel fatidico 18 maggio è stata nella villetta di Arcade. Proprio lì i Ris hanno trovato tracce di Dna della vittima: su un materasso e su un tappeto, usato - secondo gli inquirenti - per avvolgere il cadavere e gettarlo nel Piave. Un altro indizio che inchioda il 77enne è la presenza del suo pick-up lungo il canale della Vittoria la sera del delitto, vicino al luogo in cui è stato poi trovato il corpo della 30enne. A far scattare il fermo, il 16 gennaio scorso, era stato appunto il pericolo di fuga. Il 30 ottobre, parlando al telefono con un amico, gli aveva confidato l’intenzione di andare via: «In mezz’ora avevo già organizzato la fuga. Se trovassi una casetta per nascondermi...». Era bastata una convocazione in caserma a metterlo in allarme. Ed era pronto a tagliare la corda. 


GLI SPOSTAMENTI 
A spingere la Procura a chiedere e ottenere la misura di custodia cautelare in carcere era stata anche la ricostruzione degli spostamenti di Battaggia effettuati il giorno della scomparsa di Anica. Dai riscontri sono emersi due viaggi di andata e ritorno a Mogliano (dove il 77enne sarebbe andato a prendere suo fratello per portarlo nella sua casa di Arcade) ma anche la presenza del parente a bordo del pick-up bianco. Lo stesso usato per sbarazzarsi del cadavere, secondo la Procura. L’ultimo messaggio visualizzato da Anica, il 18 maggio, è delle 16.07. Poi di lei si perdono le tracce ma il cellulare (mai ritrovato) rimane agganciato a una cella di Arcade, compatibile con la villetta di Battaggia. Un’ora dopo, il titolare della pescheria “El Tiburon” di Spresiano raggiunge la casa del fratello, a Mogliano. Le celle agganciate dal telefonino del 77enne e le telecamere di videosorveglianza confermano il viaggio. Alle 17.56 alcuni occhi elettronici registrano il mezzo transitare in via Montello, tra Spresiano e Arcade, in direzione Arcade. A bordo ci sono due persone: quella seduta sul lato passeggero, secondo gli investigatori, è il fratello di Battaggia. Lo avrebbe riaccompagnato a casa alle 20.44, l’orario in cui il pick-up bianco viene immortalato da una telecamera nei pressi del casello di Treviso Nord. Poi i viaggi frenetici sul canale della Vittoria, affluente del Piave per liberarsi del corpo. Sono tre i passaggi registrati tra le 22.08 e le 23.32 da una telecamera privata di via Barcador e da un lettore targhe. È uno degli indizi che inchioda Battaggia perché ne attesta la presenza nel luogo in cui, tre giorni più tardi, è stato ritrovato il cadavere di Anica Panfile.

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