Omicidio Cecchettin. Filippo Turetta: «Non so cos'è scattato». Gli appunti scritti e letti, Giulia mai citata. In infermeria solo la coperta e nessun lenzuolo: ecco perché

Mercoledì 29 Novembre 2023 di Angela Pederiva
Omicidio Cecchettin. Filippo Turetta: «Non so cos'è scattato»

Eccolo qua Filippo Turetta. Il pm Andrea Petroni gli ha dato la caccia per due settimane ritenendolo il sequestratore e l'assassino di Giulia Cecchettin, la gip Benedetta Vitolo lo ha mandato in carcere reputandolo ben capace di fuggire, abile nell'inquinare le prove e in grado di uccidere ancora.

Insieme agli avvocati Giovanni Caruso e Monica Cornaviera, i due magistrati se lo trovano di fronte nella sala colloqui della casa circondariale di Montorio Veronese, gli occhi lucidi e il tono dimesso.

Sono affranto, dispiaciuto per la tragedia che ho causato

Lo confida il 21enne di Torreglia nell'interrogatorio di garanzia che si consuma in 32 minuti al lordo dei convenevoli procedurali, giusto il tempo di avvalersi della facoltà di non rispondere e di consegnare al verbale le sue dichiarazioni spontanee. Di fatto un'ammissione di responsabilità che lo rende ufficialmente reo confesso ai fini processuali.


LA COPERTA E I LIBRI


Attorno al penitenziario scaligero spirano le raffiche di gelo e le voci più disparate, come quella secondo cui Turetta sarebbe scoppiato a piangere, una ricostruzione in realtà smentita dai presenti. Di sicuro fa «molto freddo» anche all'interno della prigione, dove entrano l'uno dopo l'altro i difensori Caruso e Cornaviera alle 9.30, il pm Petroni alle 9.36, la gip Vitolo alle 9.37. L'interrogatorio è fissato per le 10, così qualche minuto prima la polizia penitenziaria va a prendere il ragazzo nella sua cella al piano terra dell'infermeria: stanza singola con relativo bagno, due locali su cui vigilano gli occhi elettronici del sistema di sicurezza, consentendo la sorveglianza a monitor 24 ore su 24. Si tratta della sezione "psichiatrica sperimentale", dove vengono ristretti i detenuti a rischio suicidario o affetti da disturbi: in tutto sei posti, di cui tre attualmente occupati riferisce "radio carcere", citando Benno Neumair (che ammazzò i genitori Peter e Laura a Bolzano) e Alejandro Augusto Stephan Meran (che freddò i poliziotti Pierluigi Rotta e Matteo Demenego a Trieste). Filippo aspetta gli agenti vicino al letto su cui c'è una coperta, ma nessun lenzuolo proprio per evitare pericoli, indossando il cambio d'abiti che dopo la doccia gli è stato fornito dal carcere. Solo quando (e se) passerà al reparto "protetti", i familiari potranno consegnargli il pacco con una lista di 26 possibili articoli, da «un pettine o spazzola di plastica» a «matite o una scatola di colori in legno», passando per i vestiti «puliti e di foggia conveniente», da aggiungere ai libri che secondo l'Adnkronos gli sono stati prestati dalla biblioteca interna: un giallo di Agatha Christie e il romanzo "La figlia del capitano" di Aleksandr Pukin.


TURETTA AVEVA SCRITTO DEGLI APPUNTI: GIULIA MAI CITATA


Davanti ai magistrati e agli avvocati, Turetta esercita la sua prerogativa di indagato sottoposto a misura restrittiva: annuncia che non risponderà alle domande, ma leggerà le poche righe appuntate su un foglietto. In tutto sono 72 parole, gli basta meno di un minuto. Senza mai citare Giulia, né rivolgere il pensiero alla famiglia Cecchettin, il giovane si dice costernato per il delitto commesso e pronto a fare i conti con la giustizia: «Non voglio sottrarmi alle mie responsabilità, voglio pagare quello che sarà giusto per aver ucciso la mia ex fidanzata. Sto cercando di ricostruire nella mia memoria le emozioni e quello che è scattato in me quella sera. Fin da subito era mia intenzione consegnarmi e farmi arrestare. Questa era la mia intenzione. Ora sono molto stanco e non mi sento di aggiungere altro». Il 21enne dunque non chiarisce perché la dichiarata volontà di arrendersi sia sfumata nella fuga di una settimana fra l'Italia, l'Austria e la Germania, né tanto meno spiega il motivo per cui ha accoltellato a morte la donna che sosteneva di amare. Ma le sue affermazioni sembrano già aprire la porta alla richiesta di una perizia psichiatrica, magari con la formula dell'incidente probatorio, anche se al momento la difesa non ha avanzato alcun tipo di istanza, nemmeno per i domiciliari.


IL COLLOQUIO CON I GENITORI


Per ora l'unico obiettivo è il colloquio con papà Nicola e mamma Elisabet, autorizzato per stamattina. Nell'attesa Filippo resta a parlare per altre due ore con gli avvocati Caruso e Cornaviera, per approfondire la linea difensiva in vista del faccia a faccia con il pm Petroni, nel frattempo ripartito a ruota della gip Vitolo. Alle 12.35 Turetta torna in cella, dicendosi «pentito» agli agenti che lo accompagnano. Intanto i suoi legali, pur evitando le domande, vanno incontro ai cronisti assiepati fuori dal cancello: «Filippo Turetta si è avvalso della facoltà di non rispondere. Ha ritenuto doveroso rendere delle dichiarazioni spontanee con le quali ha sostanzialmente confermato le ammissioni fatte alla polizia tedesca». Quando a Halle aveva confessato: «Ho ucciso la mia ragazza».

Ultimo aggiornamento: 30 Novembre, 08:13 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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