L'arte è un'arma potente contro Alzheimer e disturbi neurocognitivi: sollecita il cervello

Giovedì 27 Aprile 2023 di Nicoletta Cozza
L'arte è un'arma potente contro Alzheimer e disturbi neurocognitivi

La bellezza stimola il cervello. E l'Alzheimer si può curare anche con l'arte. Quadri e affreschi, quindi, si rivelano una terapia non farmacologica, ma vincente per i pazienti affetti da disturbi neurocognitivi, come documentano varie esperienze condotte in tutto il mondo, dove il fatto di andare al museo per tanti malati è diventata a tutti gli effetti un'attività sanitaria, esattamente come recarsi in ambulatorio dal medico.

E se uno degli esperimenti più significativi è stato condotto al MoMa di New York, seguito da quelli portati a compimento a Napoli, Roma e Firenze, l'ultimo in ordine di tempo ha trovato ospitalità a Padova nell'ambito del Progetto StArt, acronimo che sta a significare stimolazione con l'arte, ideato al Centro Regionale per lo studio e la cura dell'Invecchiamento Cerebrale (CRIC) dell'Azienda Ospedale Università di Padova, in collaborazione con il Comune e l'Ateneo, i cui risultati sono stati raccolti in un protocollo terapeutico spiegato all'interno del volume "Una palestra per la mente al museo, Progetto StArt: Percorso innovativo di stimolazione cognitivo-comunicativa con le arti visive", scritto da Donata Gollin, logopedista; Cristina Ruaro, psicologa psicoterapeuta; Alessia Gallo, docente di Arte e Immagine; Barbara Luciana Cenere, dottoranda in Storia dell'Arte, e Marco Simoni, logopedista (Edizioni Erickson).


Il librone, che può essere utilizzato direttamente dalle persone con declino cognitivo supportate dai familiari, ma anche da esperti sanitari e operatori museali, è stato presentato nei giorni scorsi nella città del Santo, nella sala del Romanino, una pinacoteca nel cuore del polo culturale patavino, dagli autori e dalle figure coinvolte nell'iniziativa: Carlo Gabelli, responsabile del CRIC; Cristina Guarneri, del Dipartimento dei Beni Culturali del Bo; Margherita Colonnello, assessore al Sociale, e Federica Franzoso, capo settore Cultura.


I DETTAGLI
L'idea di coniugare arte e neuro-riabilitazione nasce dalle crescenti evidenze scientifiche in merito ai benefici dei programmi museali per le persone colpite da declino cognitivo. StArt si differenzia dalle numerose esperienze internazionali descritte in letteratura in quanto nasce e si sviluppa con l'obiettivo di portare la riabilitazione oltre i confini del contesto sanitario, negli spazi della comunità, come ad esempio il museo, o altri siti culturali analoghi. La disabilità cognitiva rappresenta ancora oggi un pesante fattore di discriminazione: in questo senso, il valore formativo ed educativo del percorso proposto nelle pagine, restituisce alla persona che lo intraprende l'opportunità di continuare a imparare. Il lavoro svolto in seduta e le visite ai poli culturali, pertanto, contribuiscono a stabilire un rapporto di familiarità con i musei in generale, e di vederli non più come luoghi austeri e inavvicinabili, ma come realtà vive e accessibili. Un itinerario che vede ad esempio le sale egizie del museo civico oppure la sosta alla Crocifissione di Giotto. «Su iniziativa della Regione - ha spiegato Gabelli - abbiamo messo in piedi un'équipe multidisciplinare che al CRIC di Selvazzano si occupa di disturbi cognitivi. L'idea di usare le arti visive come terapia è vincente, perché il bello stimola il cervello. Il volume, quindi, spiega come avviene tutto ciò e quali sono le procedure e le metodologie da seguire».


L'AUTRICE
«Per scrivere il libro - ha evidenziato Donata Gollin - abbiamo preso spunto dalle evidenze scientifiche che dimostrano come il contatto con l'arte produca dei benefici su questi pazienti e quindi siamo partiti da un protocollo di terapia di attivazione cognitiva e lo abbiamo mediato con le arti visive. Quello che ci differenzia dalle altre esperienze è che l'iniziativa non parte dal museo, bensì dal mondo sanitario e figura come terapia erogata nei luoghi della cultura, facendo uscire i pazienti e i medici dall'ambito sanitario. Lavorare in ambulatorio equivale a farlo al museo, che, grazie a questa guida, diventa una sorta di palestra per la mente». La pubblicazione contiene schede, immagini, questionari e il materiale operativo per svolgere le sedute di riabilitazione, che partono da un primo contatto libero con l'opera d'arte, mentre i successivi passaggi offrono spunti che si differenziano a seconda del genere pittorico preso in esame dai pazienti: ad esempio il ritratto, che rimanda alla cura di sé; la natura morta, che invita a soffermarsi su frutta verdura, alimentazione, flora e fauna; il paesaggio che riconduce alla natura, al mare e alle piazze delle città; la scena di genere, su lavoro e istruzione, e infine la rappresentazione storica che fa riflettere sulla casa, la compagnia e il regno animale.

Ultimo aggiornamento: 28 Aprile, 10:19 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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