Alzheimer, un sonnifero potrebbe essere la chiave per ritardarlo? L'ultimo studio americano

Dormire bene e senza interruzione potrebbe aiutare a prevenire la formazione

Sabato 22 Aprile 2023
Alzheimer, un sonnifero potrebbe essere la chiave per ritardarlo? L'ultimo studio

Dormire bene e senza interruzione potrebbe aiutare a prevenire la formazione, nel cervello, delle placche tipiche della malattia di Alzheimer. Lo indica lo studio condotto negli Stati Uniti, dalla Washington University a St.

Louis e pubblicato sulla rivista Annals of Neurology. È emerso così che nei volontari che avevano assunto 20 mg di sonnifero i livelli della proteina amiloide (sintomo della malattia) erano scesi tra il 10-20% e quelli della tau del 15%

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I sintomi

I risultati indicano che la mancanza di sonno (ovvero l'insonnia) o una cattiva qualità del sonno può aumentare la formazione delle placche amiloidi nel cervello e della proteina tau, entrambi segni della malattia. La ricerca è stata condotta su un gruppo di volontari di età compresa tra 45 e 65 anni, senza alcun declino cognitivo, ai quali sono state somministrate dosi diverse di uno stesso sonnifero e misurata la presenza, nel liquido cerebrospinale, dei livelli delle proteine amiloide e tau.

 

L'effetto del sonnifero

È emerso così che nei volontari che avevano assunto 20 mg di sonnifero i livelli della proteina amiloide erano scesi tra il 10-20% e quelli della tau del 15%. Nessuna diminuzione è stata invece registrata tra chi aveva preso solo 10 mg del sonnifero. Secondo gli autori della ricerca, sono adesso necessari studi ulteriori e più ampi per confermare i risultati.

 

Il farmaco

Lo studio, pubblicato su Annals of Neurology, ha utilizzato il suvorexant, un farmaco approvato dalla Food and Drug Administration (FDA) statunitense per l'insonnia. I risultati della ricerca suggeriscono il potenziale dei farmaci per il sonno di rallentare o arrestare la progressione della malattia di Alzheimer, sebbene sia necessario molto più lavoro per confermare la fattibilità di un tale approccio. “Questo è un piccolo studio proof-of-concept. Sarebbe prematuro per le persone che sono preoccupate di sviluppare l'Alzheimer interpretare questo come un motivo per iniziare a prendere suvorexant ogni notte", ha detto l'autore principale Brendan Lucey, professore associato di neurologia e direttore del Center for Sleep Medicine presso l'Università di Washington.

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