Padova. La passione per l'alta velocità di Lucia Gambarin: «L'età non mi frena, a 78 anni corro ancora»

Sabato 23 Dicembre 2023 di Maria Pia Codato
Lucia Gambarin

PADOVA - A 78 anni ama ancora vive ad alta velocità. Letteralmente. Lucia Gambarin, originaria di Borgoricco, ha partecipato a due edizioni della Mille Miglia e oggi continua a guidare la sua Lancia Lambda del 1928 partecipando a tutte le competizioni e facendo incetta di riconoscimenti.

L’età non la frena. Quanto è forte la passione per le auto storiche?
«E’ nata nel 1965, quando passò per Padova una colonna di auto antiche.

Io e il mio fidanzato stavamo uscendo dalla Camera di Commercio dove ci eravamo recati per lavoro. Mentre ci accingevamo ad attraversare la strada fummo bloccati da un vigile urbano in motocicletta che stava scortando una manifestazione. Assistemmo con grande curiosità ad una sfilata di auto che giungevano da tutto il mondo. Auto meravigliose, dai colori sgargianti: gialle, azzurre, verdi. Molte risalenti ai tempi antecedenti la prima guerra mondiale, tutte molto affascinanti. Ecco, da quel momento nacque in noi la passione per questi mezzi di trasporto, privilegiando le auto di marca Italiana: Fiat, Lancia, Alfa».

Una passione mai cessata...
«Scoprimmo che anche in Italia esisteva un movimento di appassionati. Cercare modelli, trovarli e restaurarli, era diventato per noi quasi uno sport. Mio marito si appassionò al marchio Lancia così in casa nostra entrarono Ardea, Aprilia, Aurelia B 20, B 50, ma, soprattutto la Lancia Lambda del 1928, settima serie Spider Sport. Mi innamorai di questa vettura che la nostra famiglia possiede dal 1966. È rimasta, a causa delle dolorose vicissitudini che ci ha riservato la vita, l’unica superstite della nostra ricca collezione».

È il suo più bel gioiello...
«Dopo un restauro durato alcuni anni abbiamo cominciato a percorrere l’Europa macinando chilometri. Ricordo per chi non è del settore che la Lambda è stata in assoluto la prima auto al mondo a “carrozzeria portante”, tecnica ancor oggi usata per tutte le macchine: il genio di Vincenzo Lancia suggerì ai suoi ingegneri la costruzione di una vettura rivoluzionaria. Guidare una Lambda è un’emozione forte perché la senti tua: è come per un cavaliere cavalcare il suo cavallo. Devi conoscerla: lei risponde ai tuoi comandi, puoi capire le sue reazioni sulle strade, diverse per qualità di fondo stradale».

È nato un legame inscindibile.
«A me piacciono soprattutto le corse in salita, in montagna, perché è li che sento la capacità della Lambda di superare qualsiasi dislivello. L’aria frizzante di montagna rende frizzante anche il suo rendimento. Lei ed io siamo un unico ensemble musicale e se Dio vorrà potrò ancora per qualche anno vivere questa mia grande passione».

Qual è stato il viaggio più interessante?
«In coppia con una mia carissima amica la Canterbury-Roma dal 27 luglio al 7 agosto 2009. Ci siamo imbarcate in aereo a Bergamo e le auto sono state caricate su due bisarche che sono arrivate a Canterbury due giorni dopo. E’ stata un’esperienza indimenticabile: dieci giorni che ci hanno visti protagoniste di un viaggio di circa 1900 chilometri. Partendo dall’Inghilterra, attraversando la Francia e poi l’Italia».

Non sono mancati momenti di panico...
«Il secondo giorno di viaggio la mia Lambda è rimasta in panne, sotto una pioggia battente, fortunatamente il guasto è stato risolto con la sostituzione di un cuscinetto di supporto dell’albero di trasmissione. Tutta la fatica e lo stress della guida è stato alla fine ripagato dall’arrivo, dopo 10 giorni di viaggio lungo la via Franchigena, a Roma in Piazza San Pietro, scortati da una pattuglia di cinque vigili urbani. Un pianto liberatorio, un abbraccio comune ed una benedizione ricevuta da un sacerdote del Vaticano ha concluso la nostra avventura».

L’automobilismo è l’unica grande passione?
«Ho sempre avuto una grande passione per il tennis. Frequentavo abitualmente i campi da gioco prima della mia caduta con gli sci, che ha comportato la rottura del collaterale del ginocchio e conseguente operazione, così ho dovuto abbandonare entrambi gli sport. Seguo il rugby, in quanto i miei due figli lo hanno praticato a livello amatoriale fino alla loro maturità ed ora mi piace assistere alle partite dei miei tre nipoti che praticano lo stesso sport».

Conserva qualche ricordo particolare delle competizioni a cui ha partecipato?
«Tanta paura. Durante una gara in montagna, nelle Marche, stavo affrontando una curva in discesa quando all’improvviso ho sentito il volante scartare, ho sterzato a destra, verso il costone roccioso al quale mi sono appoggiata e ho visto superarmi, a sinistra, la ruota posteriore, di 15 kg, della mia Lambda. Dietro due giovani svizzeri, della vettura che mi precedeva, che correvano per fermarla. La ruota ha attraversato la strada in diagonale, andando a rotolare giù per la scarpata. Fortunatamente in senso contrario non passava nessuno. La ruota fu recuperata e rimontata, ma lo shock è durato parecchie ore. Mi hanno salvata la fortuna o il mio angelo custode».

Ultimo aggiornamento: 24 Dicembre, 10:33 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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