TORONTO - Decine di veneti e di figli di veneti, in un soleggiato e neppure troppo freddo pomeriggio canadese, si sono ritrovati al Veneto Centre di Toronto – quasi cento acri immersi nel verde alla periferia della metropoli – per scoprire un busto dedicato a un altro veneto illustre, Giorgio Perlasca, lo Schindler italiano, il commerciante che, fingendosi un diplomatico spagnolo, a Budapest salvò da morte sicura oltre cinquemila ebrei nell’inverno del 1944.
Una cerimonia breve e semplice ma toccante, che ha avuto il suo culmine quando un’emigrante ungherese ha raccontato come tutta la sua famiglia fu strappata alla morte proprio da Perlasca. Sono stati letti anche due messaggi: uno di Franco Perlasca, figlio dell’eroe sconosciuto fino al 1987, quando alcune donne ungheresi residenti in Israele portarono alla luce la sua storia, e uno del videpresidente della Regione Veneto Marino Zorzato.
È stato un altro dei tanti momenti di riunione di una comunità, quella veneta in Ontario, che conta un migliaio di famiglie iscritte e che mantiene con il contributo del volontariato una zona bellissima, con ristorante, servizi, campo da calcio, campo da tennis, biblioteca e un parco sconfinato. Una comunità che non ha mai perso le proprie radici, tanto che sono due le lingue che si sentono parlare più spesso: il veneto prima e l’inglese poi. E chi può torna spesso, a volte anche ogni anno, nella terra italiana dalla quale loro o i loro genitori sono partiti.
Ultimo aggiornamento: 18 Novembre, 11:28
© RIPRODUZIONE RISERVATA Una cerimonia breve e semplice ma toccante, che ha avuto il suo culmine quando un’emigrante ungherese ha raccontato come tutta la sua famiglia fu strappata alla morte proprio da Perlasca. Sono stati letti anche due messaggi: uno di Franco Perlasca, figlio dell’eroe sconosciuto fino al 1987, quando alcune donne ungheresi residenti in Israele portarono alla luce la sua storia, e uno del videpresidente della Regione Veneto Marino Zorzato.
È stato un altro dei tanti momenti di riunione di una comunità, quella veneta in Ontario, che conta un migliaio di famiglie iscritte e che mantiene con il contributo del volontariato una zona bellissima, con ristorante, servizi, campo da calcio, campo da tennis, biblioteca e un parco sconfinato. Una comunità che non ha mai perso le proprie radici, tanto che sono due le lingue che si sentono parlare più spesso: il veneto prima e l’inglese poi. E chi può torna spesso, a volte anche ogni anno, nella terra italiana dalla quale loro o i loro genitori sono partiti.
