Val di Zoldo "brasiliana": anagrafe paralizzata dall'invasione degli oriundi. «Italiani trascurati», l’appello del sindaco

Sabato 27 Gennaio 2024 di Olivia Bonetti
Val di Zoldo "brasiliana": anagrafe paralizzata dall'invasione degli oriundi. «Italiani trascurati», l’appello del sindaco

VAL DI ZOLDO (BELLUNO) - «Ci dobbiamo occupare prima delle cittadinanze iure sanguinis e poi dei nostri residenti: questo vuole lo Stato».

Si sfoga così il sindaco di Val di Zoldo, Camillo De Pellegrin: ieri con una provocazione ha esposto nel suo municipio la bandiera brasiliana, che sventola vicino a quelle italiana, europea e della regione Veneto. «Comune di Val di Zoldo del Brasile, Stato del Rio Grande do Sul», dice il primo cittadino. La provocazione arriva dopo il ricorso al Tar per mancata ottemperanza di una sentenza, notificato dal legale di uno dei neo cittadini-brasiliani che attende da un po’ la trascrizione del suo nominativo in qualità di cittadino italiano nell’anagrafe del Municipio. Il comune di Val di Zoldo in provincia di Belluno, 2745 anime e 1720 italiani residenti all’estero di cui più della metà neo italo-brasiliani, con due impiegati di cui uno part time all’ufficio Anagrafe, non sta più dietro alle pratiche per gli oriundi, discendenti di avi italiani emigrati oltre un secolo fa. Le sentenze di riconoscimento della cittadinanza arrivano a pacchi. E per far fronte a tutte le 551 pratiche arretrate relative all’iscrizione di nuovi cittadini oriundi brasiliani il municipio zoldano dovrebbe “chiudere” per almeno sei mesi. Non lo farà, perché ovviamente non può far mancare il servizio ai cittadini residenti. Ma dovrà limitare gli orari. Ieri all’ufficio anagrafe è apparso un cartello: «L’erogazione dei servizi dell’ufficio demografico subirà un rallentamento al fine di dar corso alle sentenze di riconoscimento cittadinanza in favore di cittadini italo-brasiliani e alle trascrizioni che provengono dai consolati. I nuovi orari di apertura al pubblico verranno comunicati a breve».


IL SERVIZIO
«E non è certo un problema che riguarda solo Val di Zoldo», fa presente il sindaco De Pellegrin che spera che anche altri suoi colleghi si facciano avanti per segnalare il problema. «Decine e decine di Comuni sono sommersi di pratiche. Qualcuno vorrà prima o poi andare alla “radice” del problema?», insiste. «Dovrò limitare le ore di apertura al pubblico dell’anagrafe - allarga le braccia il sindaco -. Priorità alle pratiche dei cittadini italo-brasiliani per scongiurare di esporre il Comune a ulteriori ricorsi, denunce o richieste di risarcimento. Ci occuperemo prima delle cittadinanze iure sanguinis e poi dei nostri residenti visto che questo vuole lo Stato». E sulla bandiera brasiliana in Municipio il primo cittadino afferma: «A tutti gli effetti l’ufficio di stato civile, l’anagrafe e l’elettorale lavorano prevalentemente per il Brasile, non più per i cittadini italiani e a discapito dell’efficienza dei servizi per questi ultimi». 


L’ARRETRATO
Sono 551 gli atti di stato civile provenienti dall’estero che aspettano di essere trascritti nel comune di Val di Zoldo. Le richieste più risalenti sono del 2018-2019. «Un arretrato che cresce esponenzialmente da quando la cittadinanza iure sanguinis, enorme business, che non sempre rispetta i crismi della legalità, può essere riconosciuta anche per via giudiziale - spiega il sindaco - anziché per via amministrativa, tramite il Consolato italiano di residenza all’estero, come accadrebbe di norma. Il motivo? In Consolato l’attesa per il riconoscimento della cittadinanza italiana iure sanguinis è di decenni, così è arrivato l’escamotage geniale di chiedere il riconoscimento tramite un Tribunale italiano, scavallando, se si hanno i denari per nominare un avvocato in Italia, la fila consolare, col risultato che sui Comuni viene scaricata la trascrizione di decine e decine di atti di nascita, matrimonio, divorzio, morte. E poi vanno iscritti in Aire e poi nelle liste elettorali. E avanti». «Questo accade ormai senza soluzione di continuità - spiega il sindaco -. Arriva il corriere e scarica il pacco di atti con in cima la sentenza del Tribunale, in genere di Roma, con tanto di ordine di adempimento. E quindi che si fa? Si prova a tamponare, rincorrendo le diffide degli avvocati che invocano denunce per omissione di atti d’ufficio, risarcimenti e ricorsi per le mancate trascrizioni. Ma visto che non esistono solo le pratiche dei brasiliani da gestire si rimane indietro e prima o poi il ricorso arriva, come è appena accaduto a Val di Zoldo».
 

Ultimo aggiornamento: 28 Gennaio, 10:00 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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