PADOVA - Cittadella della Giustizia di Venezia, piazzale Roma.
LA SENTENZA DI PADOVA
Da un punto di vista giuridico, il decreto del Collegio civile di Padova non entrava nel merito della materia ma si fermava a un punto tecnico. A detta del tribunale l’allora procuratore facente funzioni non poteva impugnare le 37 iscrizioni di bimbi con due mamme. “Carenza di legittimazione attiva del pm”, si legge in chiusura del decreto. Questo nello stesso capitolo, il quinto, in cui si dice che l’unica deputata “astrattamente” a fare ricorso sarebbe stata solo la madre d’intenzione. Ciò che la procura avrebbe potuto fare sarebbe stata solo un’azione di stato, come nel riconoscimento forzato di un genitore. Ma anche questo non sarebbe stato il caso. Citando la Cassazione, il Collegio padovano scrive che “il procedimento di rettificazione degli atti di stato civile è ammesso solo nei casi in cui debba disporsi l'integrazione di un atto incompleto, o la correzione di errori materiali”. Ma c’è anche un risvolto sociale sollevato dai giudici padovani, cioè il dover salvaguardare l’interesse del minore e il “diritto del figlio alla stabilità della relazione, pur se costituita in mancanza di legame genetico coi genitori”. Per il tribunale di Padova, quindi, la verità biologica della nascita “deve necessariamente essere bilanciata, con valutazione da operare caso per caso, con diritti di pari rilevanza. Ciò in quanto la stabilità del rapporto - continua il tribunale - garantisce tutela ad un interesse fondamentale e prevalente del figlio, ravvisabile nella necessità di mantenere la propria identità personale che si è costruita sia in quanto figlio di quei genitori che se ne sono presi cura morale e materiale (anche se non legati da vincoli biologici) sia nel riconoscimento da parte della collettività come soggetto inserito in quella specifica famiglia”.
LA VICENDA
L’anno scorso il ministero degli Interni, via Prefettura, aveva mandato una lettera ai sindaci chiedendo di attenersi alle indicazioni per cui la mamma non biologica non fosse iscritta all’Anagrafe. Una lettera che il Comune di Padova non aveva considerato, continuando ad accettare le due mamme al proprio ufficio di Stato Civile. Per questo la procura aveva impugnato e portato in tribunale tutte le iscrizioni fatte fino a quel momento. Nei giorni scorsi l’ok dei giudici sulle 37 iscrizioni, che nel frattempo sono diventate 41 perché, come ha detto più volte il sindaco Sergio Giordani, «Continuerò a iscrivere finché non ci sarà una legge che me lo impedisce e stabilisce come ci sia un figlio di serie A e uno di serie B».
I RECLAMI
Nei loro reclami la Procura generale e il Viminale hanno sostenuto che per un atto come l’iscrizione dei bambini con due mamme, c’è tutta una procedura da seguire che il Comune di Padova non ha rispettato: per questo il nome della “madre d’interesse” va cancellato dall’anagrafe. L’incubo, per le mamme, è che a Venezia si replichi quanto accaduto a Milano: il via libera del primo grado e lo stop in Appello.