BELLUNO Niente più scorta all'ex ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico D'Incà. In un recente tavolo tecnico in Prefettura è stato valutato il caso e accertato che non era più necessaria la protezione per l'ex esponente del Governo. Veniva svolta da due agenti bellunesi della questura di via Volontari della Libertà, chiamati a tutelare tutto il giorno l'ex ministro ad ogni suo spostamento e uscita dalla casa di Borgo Valbelluna.
LA PROTEZIONE
Anche se Federico D'Incà non ricopriva più alcuna carica istituzionale, infatti, nel Comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica della Prefettura era stato deciso di continuare a garantire la protezione dell'esponente di Governo. La scorta si era resa necessaria per le minacce no vax su un cavalcavia a pochissima distanza dalla casa di D'Incà, a Trichiana, dove vive con la famiglia.
LA POLEMICA
Il caso scorta era diventato pubblico e il 10 dicembre scorso era scattata la protesta del sindacato di polizia Siulp (Sindacato italiano unitario lavoratori polizia), che tramite il suo segretario Albino Rossa, lanciò l'allarme per la carenza di personale della Questura.
LA NORMALITÀ
Dopo pochi giorni da quella denuncia, nella settimana prima di Natale si è riunito nuovamente il Comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica in Prefettura e ha rivalutato il caso: è stato deciso di togliere la scorta e l'ex ministro D'Incà è potuto tornale alla normalità. Una boccata di ossigeno anche per il personale che nel periodo delle Festività è impegnato in un superlavoro di tutela e una media di 5 scorte al giorno: tra Natale e Capodanno i servizi scorta richiesti salgono a 10.