Croci in vetta: Mountain Wilderness chiede regole e rispetto per chi non condivide

Venerdì 21 Luglio 2023 di Marco Dibona
Una delle tante croci poste sulle cime

ROCCA PIETORE (BELLUNO) - Sono più che maturi i tempi affinché Comuni, Regioni, Stato nazionale impongano limiti normativi ed etici al proliferare di qualunque manufatto sulle alte quote: è la posizione presa dal consiglio direttivo di Mountain Wilderness Italia, con la presidente Adriana Giuliobello. L’associazione ambientalista ha elaborato un documento, che riprende il tema delle croci di vetta, sulle montagne italiane, così dibattuto. Dalle considerazioni generali si passa a esaminare un caso specifico, nella previsione di installare una nuova croce sul monte Piz de Guda. 

Ecco quindi la lettera, inviata ad Andrea De Bernardin, sindaco di Rocca Pietore, alla Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio del Veneto, alla sezione Veneto del Club alpino italiano: «La nostra associazione è venuta a conoscenza della proposta di installare una croce su una montagna intonsa, il Piz de Guda, sulla sinistra orografica della Val Pettorina, sopra Sottoguda. Il dolce colle fa parte della Catena del Padon, un sottogruppo della Marmolada, è alto 2.132 metri. In vetta esisteva una significativa, sobria, leggera croce in legno, caduta circa due anni fa. Il Soccorso alpino, stazione di Val Pettorina, il cui capo stazione è anche vicesindaco del comune, ha recentemente imposto alla cima un basamento, pronto ad ospitare la nuova croce, già commissionata: in metallo, alta 4 metri, dovrà essere fissata con i tiranti.

La croce verrebbe dedicata ad un membro della stazione morto alcuni anni fa, al quale è già dedicata la sede del soccorso». Mountain Wilderness affronta aspetti tecnici, burocratici: «Sono stati richiesti e ottenuti pareri favorevoli sulla conformità urbanistica della installazione? Quali procedure amministrative sono state adottate? In zona di protezione ambientale e paesaggistica, quali indagini si sono svolte? Quali uffici hanno autorizzato l’installazione del manufatto? Sono state rilasciate dalla Soprintendenza regionale autorizzazioni, nella tutela del paesaggio?».

Si passa quindi a esaminare un’altra vicenda, analoga: «La stessa stazione del soccorso alpino locale ha posizionato una notevole croce sull’anticima del Monte Alto d’Auta, visibile dalla valle, ma ancora non invadente sul paesaggio, solo perché la vetta è lontana dal fondovalle. Chi ha autorizzato e sulla base di quali norme? Qualora sul Piz de Guda venga installata la croce, per le dimensioni e il materiale usato l’impatto paesaggistico e valoriale sarebbe enorme. La cima che la ospita è modesta ed è direttamente soprastante la valle, visibile da ogni ambito. È evidente: l’obiettivo degli ideatori è proprio imporre un simbolo, renderlo più visibile possibile, una scelta di conquista. Nella operazione non vi si riscontra né spiritualità, né valore religioso, piuttosto il trionfo di una volontà narcisistica di imporre alle montagne un proprio segno, privo di rispetto del paesaggio e della montagna. Privo di sobrietà, mentre la croce cristiana è simbolo di sobrietà e umiltà per eccellenza. Toglie a chi frequenta la zona la libertà di spaziare in una sua spiritualità, di godere di paesaggi e natura liberi, per imporre un simbolo religioso probabilmente non da tutti condiviso.

Al di là dell’aspetto paesaggistico e dell’imposizione religiosa, la croce prevista impedirebbe l’atterraggio di un elicottero, anche in situazione di emergenza per un eventuale soccorso». 

Ultimo aggiornamento: 17:20 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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