E' morto Giuliano Rocco, addio all'artista cantore dei monti

Giovedì 28 Dicembre 2023 di Dario Fontanive
Giuliano De Rocco

CANALE D'AGORDO (BELLUNO) - Si è spento ieri mattina, 27 dicembre, nella casa di soggiorno di Taibon all'età di 89 anni Giuliano De Rocco uno dei maggiori artisti contemporanei, figlio della terra agordina. Pittore di successo, era nato a Forno di Canale, oggi Canale d'Agordo il 14 gennaio del 1934.

Fin dall'infanzia mise in evidenza l'inclinazione per il disegno e l'arte in generale.

ESORDIO DA AUTODIDATTA
Artista autodidatta inizia a dipingere all'età di 18 anni, un impegno gravoso che spesso svolge alla sera quando rientra stanco dal lavoro di boscaiolo e poi come manovale alle dipendenze di diverse imprese edili. Per raffinare la sua tecnica si iscrive ad alcune scuole d'arte per corrispondenza. Ad aiutarlo economicamente c'è la madre Carolina che lo incoraggia a coltivare questo dono. E' proprio lei che passa le notti a realizzare coperte da vendere e incassare così un po' di soldi per aiutare il figlio. Giuliano entra poi in contatto con la pittrice Fausta Luciani che si accorge subito della sua straordinaria vocazione per la pittura e lo invia all'Accademia di Venezia dove Giuliano presenzia alle lezioni di Guido Cadorin e con il professor Galletti. Grazie alla conoscenza con Renato Guttuso e Augusto Murer, Giuliano De Rocco riesce a effettuare alcune esperienze artistiche assieme a personalità del calibro di Armando Pizzinato e Tono Zancanaro. Da qui poi Giuliano inizia ad affinare un suo stile e una pittura tutta sua che lo renderà unico sia nella rappresentazione sia nella tecnica pittorica. I soggetti dei suoi quadri altro non rappresentano che la vita del paese, della sua gente di montagna. Sarà proprio Giuliano che in una intervista sottolineerà come la sua ispirazione nasca quasi sempre da ciò che osserva dalla finestra: i passanti, i tabià, le case illuminate alla sera immerse in un paesaggio nivale.

ATMOSFERE DA FAVOLA
Scene di tutti i giorni che Giuliano riusciva a cogliere e rielaborarle con una vena di fantastico, che dava composta sulla tela dava un'atmosfera quasi da favola, grazie soprattutto a quella capacità di dare "luce" alle sue opere.
Ma Giuliano sapeva anche rappresentare anche leggende dei boschi, i duri lavori della gente di montagna ma anche una drammatica crocifissione di Cristo, con il monte Pelmo al posto del Calvario. Una libera interpretazione della realtà che De Rocco ha continuato ad elaborare nelle sue opere.
Il giornalista Fiorello Zangrando scriverà di De Rocco: «C'è una freschezza che incanta in De Rocco, una genuinità di effetti che lo guidano anche quando dalla finestra spalancata entrano nel suo universo concreto le Pleiadi di mondi sconosciuti, percepiti appena attraverso un guizzo dell'invenzione, rubati alla transizione del sogno o del ricordo». Opere di Giuliano De Rocco fanno parte di moltissime collezioni private ed estere e anche molte altre sono esposte in vari musei sia italiani che internazionali. Giuliano De Rocco è stato uno dei primi artisti a partecipare all'iniziativa dei murales di Cibiana con l'opera "Lettera dell'emigrante". Nel corso della sua attività artistica ha tenuto molte mostre collettive e personali tra le quali tra Cortina, Vicenza, Belluno, Livorno, Torino, Milano e anche all'Istituto di Cultura italiana di Monaco di Baviera. Nel 1985 la Comunità montana agordina gli dedicò una personale al "Nof Filò" di Cencenighe. Il suo paese natale più volte lo ha voluto omaggiare organizzando mostre ed esposizioni personali e un'antologica nel 2018. Con la sua scomparsa la montagna bellunese perde uno dei suoi ultimi cantori, che non solo ha saputo descriverla e rappresentarla sulle tele ma ne ha colto anche i suoi profondi e variegati autentici valori.
 

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