Odore di fumo nell'acqua dei rubinetti dopo gli incendi, l'Uls: «Non è potabile, evitate di berla»

Domenica 27 Marzo 2022 di Giovanni Santin
Le fiamme sulla montagna sopra Fortogna di Longarone

LONGARONE (BELLUNO) - La tenaglia degli incendi che da martedì sera sta stressando la montagna bellunese, in Comune di Longarone, ha allentato la presa sopra l’abitato di Fortogna dove ieri sera le fiamme erano praticamente spente, ma non lungo la provinciale 251 della Val di Zoldo e Val Cellina, la strada più veloce d’accesso alla valle.

L’incendio di Fortogna ha interessato anche la zona dell’acquedotto di Rio Frari.

L’INTERVENTO ULSS
E ieri, dopo le segnalazioni dei cittadini secondo cui in Comune di Ponte nelle Alpi l’acqua potabile aveva odore di fumo, l’Ulss 1 Dolomiti ha prelevato dei campioni per analizzarli. Questa la comunicazione della stessa Ulss: «In attesa degli esiti dei controlli effettuati - e a scopo massimamente precauzionale - appare opportuno evitare l’uso potabile dell’acqua di rete. Sono consentiti gli altri usi: igiene personale e domestica, lavaggio di alimenti, preparazione di alimenti previa bollitura». Ad innescare gli approfondimenti sono stati dunque i cittadini e le numerose richieste di analisi provenienti dalla stessa amministrazione comunale. Ecco quindi i campionamenti eseguiti dall’azienda sanitaria e da Arpav sull’acqua della rete idrica. «Per quanto riguarda il nostro fronte – spiega il sindaco di Ponte nelle Alpi, Paolo Vendramini – la situazione è migliorata. L’incendio sul Rio Frari e anche quello sulla parte alta sono stati domati grazie all’uso di canadair ed elicotteri. Purtroppo si sono accessi nuovi focolai nel Longaronese». È questo il risultato da una parte della mancanza di piogge e quindi della siccità, dall’altra del vento che trasporta altrove mozziconi ancora accesi che hanno facile presa su un terreno secco. La montagna, si diceva, continua invece a bruciare nel tratto compreso fra Igne e Soffranco, lungo i costoni della montagna che sovrasta la sp 251. Un incendio che da martedì sera ha imposto la chiusura della provinciale che collega il Comune di Val di Zoldo con quello di Longarone.

VIAGGI D’ALTRI TEMPI
E costringe i cittadini a percorrere i passi Duran e Cibiana per recarsi al lavoro. Per gli studenti che vogliono continuare ad essere presenti in classe, l’azienda di trasporto locale, Dolomitibus, ha previsto una corsa che parte alle 5,35 del mattino e che arriva a Belluno due ore dopo. Un viaggio d’altri tempi e che infatti solo due dei 40 pendolari hanno deciso di affrontare, anche perché il rientro in valle avviene alle 15,15. Le scuole hanno comunque attivato la Dad. È questa un’arteria molto fragile, ricorda il sindaco Camillo De Pellegrin: «Dopo Vaia del 2018, a fine 2019 la strada è rimasta chiusa per 4 giorni per una frana; e in quella occasione lo smottamento si era portato via anche Internet. Ad inizio 2020 la frana caduta in località Solagnot ha impedito il transito per un mese: nel 2021 ci sono stati l’incendio a Mezzocanale ed altre interruzioni. E ora questo inizio di 2022 con due incendi a distanza di una settimana». La Provincia di Belluno ha inserito nel Piano strategico un progetto da 100 milioni, ma Zoldo ha bisogno di interventi urgenti. Una linea condivisa anche dall’assessore regionale alla Viabilità Elisa De Berti che ieri ha telefonato al sindaco De Pellegrin per garantire l’impegno della Regione: «L’assessore ha dimostrato attenzione e vicinanza da parte della Regione ed ha riconosciuto che è importante prevedere degli interventi a breve che siano capaci di mettere in sicurezza la strada, perché così non si può andare avanti. E mi ha assicurato che Venezia farà la propria parte»
 

Ultimo aggiornamento: 10:18 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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