Appalto per il gas, i tre politici indagati cercarono di coinvolgere il ministro D'Incà

Venerdì 16 Aprile 2021 di Davide Piol
Il ministro Federico D'Incà e la sede di Bim Infrastrutture

BELLUNO I tre indagati nell'inchiesta sulla gara d'appalto per la gestione del gas, mentre la dirigente del Comune di Belluno Maura Florida non cedeva alle pressioni e non ritirava la gara, decisero di chiamare addirittura il ministro Federico D’Incà. La Procura lo definisce «intermediario inconsapevole». A lui i tre hanno chiesto i contatti con il Mise a Roma affinché venisse emanato un provvedimento che non avesse un carattere specifico, ma generale, e che funzionasse ad hoc per la vicenda del Bim.

Detto in altri termini, che qualcuno potesse influire, ad esempio con una circolare interpretativa, nei ricorsi amministrativi pendenti come quello sulla gara del gas dando ragione ai ricorrenti. 

GLI INTERROGATIVI
Perché gli indagati avrebbero provato ad intervenire sulla gara? Nella vicenda penale che ruota intorno alla gara del gas in provincia, ciò che non è ancora emerso in modo nitido è il movente. Iscritti nel fascicolo degli indagati per turbata libertà degli incanti ci sono il sindaco di Feltre Paolo Perenzin (avvocato Luciano Perco), il sindaco di Quero e amministratore unico di Bim infrastrutture Bruno Zanolla (avvocato Massimo Moretti), il direttore tecnico della società, nonché ex senatore ed ex sindaco di Sedico, Giovanni Piccoli (avvocato Mario Mazzoccoli). Avevano forse paura di perdere la loro posizione? O volevano (come Comuni) mettere le mani su quei famosi 15 milioni di euro di scarto nel valore delle reti? Per ora, sono domande.

SALVARE I POSTI
È chiaro che, nel modo in cui stava proseguendo la gara del gas, l’oggetto sociale di Bim infrastrutture sarebbe terminato. In altre parole la società, ormai senza scopo, sarebbe finita in liquidazione. E mentre gli operai avrebbero probabilmente cambiato solo datore di lavoro, i vertici del Bim sarebbero rimasti con un pugno di mosche in mano. Così Zanolla, che entrò nella società nel 2005. Vi rimase per nove anni, fino al 2014, come presidente del consiglio di amministrazione, diventando poi amministratore unico. Ruolo che ricopre tuttora perché, nel frattempo, il suo mandato si è legato in modo indissolubile all’esito della gara del gas. Con quei 15 milioni di euro, forse, avrebbero potuto trasformare la società, darle nuova vita, destinarla a un altro tipo di attività, come ad esempio lo smaltimento di rifiuti. Si rimane nel campo delle ipotesi. Di certo, l’interesse dimostrato dai tre indagati verso quella somma di denaro è stato forte. E si sviluppò non solo tardi, ma secondo la Procura anche in modo illecito. 

«LA DIFESA DEI CITTADINI»
Inoltre non si capisce in che modo tale procedimento – come sottolineato da tutti gli indagati – fosse stato avviato per «tutelare gli interessi dei cittadini». Quei 15 milioni di euro, infatti, sarebbero finiti nelle tasche del Bim e non dei Comuni. E poi Italgas, la società che si aggiudicò il bando, s’impegnò a versare un canone di circa 1 milione e 200mila euro da suddividere tra le varie amministrazioni. Canone mai versato, invece, dal Bim. Quindi se non ci fosse stato lo stop i Comuni avrebbero iniziato a riscuoterli. Ma c’è un’altra questione.

IL BANDO
Il bando, all’inizio, fu discusso e approvato da tutti i comuni. Bim Infrastrutture decise di non partecipare. Rimase nell’ombra. Poi intervenne, all’improvviso. Non in modo diretto ma tramite il sindaco Perenzin con un ricorso di 42 comuni che contestavano l’ammontare del valore delle reti. Ma 17 non sono metanizzati e Feltre aveva un altro gestore. Perciò non potevano vantare alcuna pretesa.

LE PAROLE DEL TAR
Il Tribunale amministrativo regionale è stato chiaro sul punto: «Sul piano processuale non hanno interesse a contestare il valore delle reti, il cui aumento non potrebbe recare loro alcun vantaggio diretto». In quanto soci del Bim non avrebbero potuto nemmeno presentare il ricorso. L’unico soggetto legittimato a farlo era il Bim stesso. Perché, allora, Perenzin decise di esporsi così tanto? Secondo la Procura, il sindaco di Feltre cominciò a far pressioni sulla stazione appaltante e sulla dirigente Florida per fermare la gara. Ci sono lettere e intercettazioni che lo testimonierebbero. In questo, sarebbero statati d’aiutato anche Piccoli e Zanolla. 

LA DIFESA
Ieri mattina, gli avvocati della difesa hanno cominciato a sfogliare il corposo fascicolo messo insieme dalla Procura e gli indagati potrebbero decidere di dare la loro versione dei fatti già nei prossimi giorni.

Ultimo aggiornamento: 19:36 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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