Galleria Comelico, Comune contro Industriali: «No allo sbocco a nord sotto il sacro Cavallino, basta il Brennero»

Domenica 6 Febbraio 2022 di Yvonne Toscani
La galleria Comelico
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SANTO STEFANO - L'amministrazione comunale di Santo Stefano si scaglia contro il mondo economico bellunese. Al centro dello scontro il collegamento con l’Europa centrale. Il dissenso e il biasimo arrivano a poche ore dalle dichiarazioni del Tavolo delle infrastrutture della provincia di Belluno, che vede schierati Cgil Belluno, Cisl Belluno Treviso, Uil Treviso Belluno, Confindustria Belluno Dolomiti, Confartigianato Belluno, Cia, Coldiretti Belluno, Appia Cna Belluno, Confcommercio Belluno, Confagricoltura Belluno. In una nota, a nome dell’amministrazione, la consigliera di maggioranza Francesca Dellamore definisce il dibattito, che si sta sollevando sulla viabilità comeliana, una strumentalizzazione dei prossimi lavori all’interno della galleria Comelico. Per Palazzo Alfarè attraverso l’intervento, il cui inizio è stato programmato da Anas per la fine di aprile, con la doppia formula della chiusura del tunnel, totale nelle ore notturne e a fasce orarie dalle 6 alle 20, si vuole riaprire il vieto e anacronistico progetto dello sbocco a nord, con il traforo del monte Cavallino, la vetta più alta delle creste di confine fra il Comelico e l'Osttirol, uno dei luoghi più significativi della Grande Guerra.

«Proprio sulla vetta del Monte Cavallino – afferma l’esponente dell’amministrazione di Oscar Meneghetti – è posta la cosiddetta Croce d'Europa, con la targa "Mai più": qui ogni anno si incontrano gli abitanti del Comelico e di Kartitsch in segno di pace e fratellanza e su una parete del versante italiano, in un grande masso di pietra bianca, è possibile ammirare un vero e proprio cavallo, scolpito nel 1770 da uno scultore rimasto ignoto». Per l’ennesima volta la maggioranza di piazza Roma ribadisce che i lavori di consolidamento della galleria Comelico devono essere l'occasione per ripristinare la vecchia strada “dla val”, in modo che, terminata l'esigenza di una viabilità alternativa al traforo esistente cantierato, essa possa diventare il naturale prolungamento della Ciclabile delle Dolomiti.

L’ipotesi di ripristinare il vecchio tracciato, però, è già stata bocciata dalla vicepresidente della Regione Veneto e assessore ai lavori pubblici, Elisa De Berti, che ai sindaci comeliani ha illustrato che la progettazione dev’essere fatta a livello locale, per stralci funzionali, perché pare difficile riuscire a trovare un finanziamento unico di circa 25 milioni di euro per la sua realizzazione. A tutta l’imprenditoria bellunese e ai sindacati il Comune di Santo Stefano replica, inoltre, con la defiscalizzazione. «La strada dla val – continua Francesca Dellamore – insieme alla defiscalizzazione a favore delle piccole imprese e a tutto ciò che va nell'ottica del turismo sostenibile, è quanto serve al Comelico per una valorizzazione che consenta l'incremento della ricchezza e permetta agli abitanti di continuare a vivere serenamente in questo meraviglioso ambiente. Tutto il resto sono speculazioni, proclami a favore di iniziative mascherate come bene comune, ma volte a favorire l'interesse di pochi grandi capitali a danno degli abitanti».

Dopo il Brennero e Tarvisio degli anni '60 e '70, per la compagine di Oscar Meneghetti non c’è bisogno di un altro buco nelle Alpi e al Comelico non serve uno "sbocco a nord" di tipo stradale, perché “sicuramente non ci si può permettere un aumento del traffico pesante, con l'incremento di inquinamento e rumore”. L’affondo al mondo economico bellunese è pesante da parte dell’amministrazione comeliana. “Nel 2022 – conclude – in piena retorica del Green Deal, è inaccettabile continuare a foraggiare la grande industria a scapito dell'ambiente. L'ambiente incontaminato è la nostra vera ricchezza.

Investire verso iniziative di sviluppo sostenibile, nel patrimonio naturale, storico ed artistico, è il presente ed il futuro, che deve vincere sulle logiche del passato”. 

Ultimo aggiornamento: 17:06 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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