Quell'esercitazione del 2006 e l'incidente analogo a quello del bus a Mestre: a Zuel la corriera finì nel prato

Venerdì 6 Ottobre 2023 di Marco Dibona
La corriera uscita di strada per un'esercitazione a Zuel nel 2006

CORTINA (BELLUNO) - Una corriera esce di strada a Zuel, alle porte di Cortina e finisce nel prato sottostante. Il mezzo, che trasporta trentacinque persone, sta viaggiando lungo la statale 51 di Alemagna, urta le barriere di protezione, le sfonda e precipita nella scarpata. I soccorsi scattano celermente, con il concorso di diverse componenti: Suem 118 di Pieve di Cadore, Croce bianca di Cortina, Vigili del fuoco, soccorso alpino civile Cnsas, forze dell’ordine. È lo scenario della grande esercitazione, che si svolse il 30 settembre 2006, e che ritorna dolorosamente alla memoria, suscitata dalla attualità più drammatica, con la strage di Marghera.

LO SCENARIO

L’analogia fra le due situazioni è sconcertante e fa riflettere sulla necessità di formare quanti devono intervenire, in situazioni così gravi. Il coordinatore di quella esercitazione fu Fabrizio Spaziani, il medico che morì tre anni dopo, nel disastro aereo di Falco, l’elicottero precipitato alle pendici del monte Cristallo il 22 agosto 2009. La supervisione fu di Angelo Costola, allora primario del Suem, compianto creatore del servizio. «In queste situazioni viene subito attivato un centro di comando avanzato – spiega Luca Fiori, capo sezione della Croce bianca di Cortina – e questa struttura dirige tutto lo scenario. Deve coordinare la componente sanitaria, occuparsi del trattamento delle persone ferite, da stabilizzare, in base alla gravità delle lesioni, e da inoltrare verso gli ospedali. Ci sono i Vigili del fuoco, per la messa in sicurezza dell’area, delle persone coinvolte, degli stessi soccorritori. Ci sono le forze dell’ordine, per diverse attività, non ultima la viabilità, che deve essere garantita: le strade devono essere percorribili, per gli spostamenti dei mezzi di soccorso». Luca Fiori è entrato in Croce bianca l’anno successivo di quella esercitazione di maxiemergenza di Zuel. In seguito ha vissuto altre situazioni analoghe. IL’1 ottobre 2016 ci fu una simulazione in località Cianpeoi, oltre l’abitato di Serdes, lungo il rio Orsolina, fra San Vito e Borca di Cadore.

Fu simulato il soccorso a un gruppo di operai, investiti da un’esondazione del corso d’acqua; furono impiegati uomini e mezzi della Croce bianca di Cortina, Suem 118, soccorso alpino civile Cnsas e Sagf della Finanza, forze dell’ordine, Vigili del fuoco, Protezione civile.

L’INCENDIO

In seguito fu simulato un principio di incendio alle scuole medie Rinaldo Zardini di Cortina e anche in quel caso si impegnarono diverse componenti, per soccorrere studenti e insegnanti. Tutte queste esercitazioni sono estremamente realistiche, sino al trucco dei feriti, per presentare ai soccorritori reali condizioni da trattare. Luca Fiori ha seguito corsi specifici di maxi emergenza, organizzati a Pieve di Cadore, ancora da Spaziani e Costola. «In tutti questi casi la prima necessità è la coesione delle diverse componenti coinvolte – ripete Fiori – perché ognuno ha un suo compito, che deve svolgere nel modo migliore. La centrale operativa deve sdoppiarsi: una parte segue la maxi emergenza, cerca i posti letto, si occupa del deflusso dei feriti, chiede mezzi ad aree limitrofe, a province contermini. Un’altra parte della centrale deve rimanere concentrata sulla attività quotidiana, perché incidenti o altre necessità possono continuare a verificarsi, pertanto bisogna mantenere il presidio, per l’emergenza territoriale ordinaria». C’è inoltre l’aspetto dello stress dei soccorritori: «Talora si sottovaluta ciò che comporta una emergenza di questo tipo, per le persone che intervengono. C’è un pesante effetto psicologico anche sulla popolazione, oltre che sui soccorritori. Noi della Croce bianca abbiamo un servizio interno di sostegno psicologico, per aiutarci».

Ultimo aggiornamento: 16:48 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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