"Bella Napoli", i primi 50 anni della pizzeria. Giuseppe Villani: «Mi ispiro a mio nonno»

Martedì 9 Gennaio 2024 di Andrea Ciprian
Giuseppe Villani con la moglie e il figlio

BELLUNO - La pizzeria "Alla bella Napoli" ha compiuto 50 anni e la famiglia Villani, che la gestisce da sempre, è pronta a far festa.

Domani sera, Giuseppe, la moglie Angela e il figlio Umberto accoglieranno la clientela con un evento che inizierà dalle 18 e si protrarrà a oltranza: «Abbiamo dato il massimo a questa città, fin dai primi tempi. E i bellunesi hanno ricambiato. Festeggiare insieme una storia di mezzo secolo sarà un'emozione». Una storia iniziata nel 1973, quando Giuseppe si trasferì in via Feltre dopo una prima esperienza in piazza dei Martiri, in quella che fu la pizzeria Ai Giardini poi divenuta l'F40. Non una partenza in discesa, anzi. «Lasciai il mio paese in Campania, Agerola, e arrivai qui con pochi soldi in tasca e con la valigia di cartone ricorda Giuseppe -. Fu mio fratello Camillo, ai tempi militare a Pordenone, ad avere l'intuizione di avviare una pizzeria a Belluno e io accettai la sua proposta nonostante avessi già un'occupazione: facevo il barbiere. Eravamo dei giovani alle prime armi visti con diffidenza. I fornitori erano guardinghi e anche trovare una casa in affitto si rivelò un problema: i meridionali non erano visti bene».

IL NUOVO SENTIMENTO
I due, raggiunti poi anche dal fratello Alfonso e dalle sorelle Lina e Carmela, non si scoraggiarono e quando iniziarono a farsi notare per la loro voglia di lavorare le cose cambiarono e si creò un bel feeling con la gente bellunese. Fu un vero successo tanto che gli spazi della pizzeria di anno in anno si fecero sempre più stretti. Il locale venne ingrandito con vari interventi raggiungendo i 300 coperti. La formula vincente dei Villani? Si può riassumere in due fattori: lo spirito di sacrificio e la disponibilità nei confronti della clientela: «Abbiamo sempre tenuto orari molto lunghi, aprendo alle 10 del mattino per chiudere a notte fonda, soprattutto ai tempi delle discoteche. Nei weekend l'ultima ondata di ragazzi arrivava a mezzanotte. Chi usciva dalle sale da ballo non aveva tante altre alternative per rifocillarsi. E se avevo già spento il forno, preparavo panini con la porchetta».

IL MATRIMONIO
Angela Fusco, la sua signora, anche lei di Agerola, è arrivata nel 1978, l'anno del matrimonio. «Dove mi ha portato in viaggio di nozze? Dritta a Belluno», scherza. La coppia ha sempre garantito un'accoglienza familiare che ancora oggi contraddistingue il locale: «Ci frequenta una clientela molto variegata afferma Angela e tutti dicono di sentirsi a casa qui da noi. Vediamo anche professionisti, politici o imprenditori arrivare in tuta, rilassati. E noi ne siamo felici. Ci siamo sempre rapportati in modo spontaneo con il pubblico e si è creata una bella intesa, costruita pure con una certa dose di pazienza. I ragazzini che un tempo combinavano qualche marachella, ora sono adulti che vengono qui con le famiglie». E poi l'autoironia di "Bepi" che si è prestato ad alimentare certi tormentoni come quello del "dieci e cinque" (il totale del conto secondo la leggenda arrivava sempre a quella cifra) o l'elenco dei dolci (profiterol-tiramisu-tartufo bianco...) recitato come una litania insieme ai clienti al tavolo. Altro elemento di forza, la fidelizzazione del personale: storici collaboratori come Bruna e Maria Dal Castel, Angela Da Ronch, il cuoco Gino Croda e Carlo Avitabile in passato, e ancora oggi Giampaolo Mariano e Natalino Fistarol sono stati un sicuro punto di riferimento per gli avventori. Il futuro è garantito dal figlio Umberto che al forno si ispira alla tradizione proiettandola nella contemporaneità leggera, vegetariana e attenta alle intolleranze: «Mi ispiro a mio nonno Giovanni che era contadino. Da lui ho preso la passione per il lievito madre e per i prodotti della terra a fliera corta che uso nelle pizze».
 

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