Coldiretti, emergenza miele: «Produzione azzerata, nel 2023 avremo perdite del 60% e rincari in vista»

C'è qualche speranza perché l'annata del miele non è ancora terminata, ma avremmo dovuto avere già diverse fioriture

Martedì 4 Luglio 2023 di Claudio Fontanive
Coldiretti, emergenza miele - Foto di kie-ker da Pixabay

BELLUNO - Una produzione di miele pressoché azzerata nella stagione primaverile e con sé una quota significativa della produzione di miele annuale che va in fumo. Pioggia e freddo hanno caratterizzato buona parte del periodo mite dell'anno, non soltanto nella nostra provincia, ma anche nel resto del Veneto, vanificando anche in parte il lavoro dei cosiddetti produttori "nomadisti", ovvero di coloro che cercano delle varietà di fiori in altre terre, spostando quindi in tali luoghi le loro api. Michele Nenz vicedirettore di Coldiretti Belluno: «La parte preponderante delle fioriture inizia ad aprile e va avanti per tutto giugno rappresenta il grosso del lavoro per i nostri apicoltori, che si sono visto quindi le loro produzioni fortemente compromesse, se non nulle».

Miele, produzione azzerata: ecco perché

«Nella nostra provincia - spiega Nenz - le api seguono le fioriture e quindi le prime della stagione sono le più importanti, e si tratta delle monofloreali. Avremmo dovuto avere il tarassaco, successivamente acacia, molto diffusa nei nostri territori, e poi tiglio, castagno e millefiori tra le principali fioriture che riusciamo a raccogliere.

Chi produce miele con i fiori di acacia cerca luoghi di produzione abbondante, in questo caso chi può si dirige verso la Valbelluna e Trevigiano, ma l'etichettatura "miele d.o.p. delle Dolomiti" prevede che tale prodotto debba provenire esclusivamente dalla sola provincia».

Miele bellunese, l'ultima speranza

Ma l'annata del miele non è ancora terminata, quindi qualche speranza per risollevare le sorti di questo 2023 c'è per i produttori bellunesi, perlopiù appassionati di tale pratica. «Abbiamo le fioriture del tiglio che sta terminando, mentre è in vista quella del castagno - dicono da Coldiretti -. Di qui in avanti ci saranno i mieli millefiori, ovvero quelli di piante che continuano a fiorire, quali lampone, erba medica e trifoglio, mentre un'altra fioritura importante sarà quella del rododendro. Rispetto all'anno prima c'è abbondanza di tale fiore. Con l'estate si stima che potremmo avere una produzione annuale al massimo del 40 per cento rispetto al totale dell'anno».

Scorte in esaurimento

Il 2022 era stato un anno proficuo per i produttori di miele, e molti possono averne conservato nei propri magazzini o cantine anche per questa stagione. «Vero - prosegue Nenz -, ma che quest'anno tale scorta andrà a esaurirsi. Tale meccanismo per i nostri produttori determina delle alternanze che non danno quindi certezza di un reddito costante, e di conseguenza si mette a rischio la capacità o la volontà di fare investimenti. Anche a livello commerciale potremmo andare incontro a dei problemi. Se infatti i nostri produttori non riuscissero a mantenere costanza di fornitura verso lo scaffale del negozio, si corre il rischio di essere sostituiti da altri, rischiando di perdere quindi parte del fatturato. Inoltre un'altra problematica potrebbe riguardate i prezzi. Una scarsità di prodotto potrebbe causarne un possibile aumento».

Apicoltori

Ma l'interrogativo è se tutti questi fattori messi assieme potrebbero causare una perdita di aziende apicoltrici nella nostra provincia. «Non credo si possa temere in particolare una perdita di produttori - prosegue Nenz - in quanto molti di questi lo fanno a carattere amatoriale oppure hobbystico. Piuttosto, temo che molti di quelli che magari vorrebbero diventare imprenditori del settore, possano essere disincentivati da tale stato di incertezza nelle produzioni».

No al prato all'inglese

Ma se Coldiretti Belluno mira a tutelare tutto il mondo agricolo, inclusi molti apicoltori a essa aderenti, anche i privati cittadini possono contribuire all'equilibrio dell'ecosistema necessario per le api. «Noi - conclude Nenz - possiamo suggerire delle buone pratiche da mettere in atto affinché le api stiano meglio. La pratica che molti cittadini attuano, specie in questi ultimi anni, è di curare i propri giardini a prato inglese. Un tempo si sfalciava due o tre volte l'anno. Questo permetteva a tutte le piante di rinnovarsi e il prato era un prato ricco di biodiversità con diversi animali comprese le api. Un giardino a prato inglese crea problemi perché diventa monocoltura e sfavorisce quindi altre piante che producono nettare. Si potrebbero seminare un numero maggiore di piante nettarifere nei nostri giardini. Ci sono in questo senso delle misure con benefici economici dedicati a imprenditori agricoli ma con terreni superiori a un ettaro. Molti agricoltori hanno aderito, specie dove ci sono terreni maggiormente produttivi e dove si hanno avuti danni da selvatici».

Ultimo aggiornamento: 5 Luglio, 10:05 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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