Acc, i lavoratori vanno a protestare sotto l'ufficio di Zaia e scrivono una lettera a Draghi

Venerdì 7 Maggio 2021 di Lauredana Marsiglia
I lavoratori Acc mentre occupano per protesta la provinciale della sinistra Piave

BORGO VALBELLUNA - Otto ore di sciopero mercoledì 12 maggio con presidio dalle 9.30 sotto palazzo Balbi, sede della giunta regionale, e richiesta al premier Mario Draghi di avocare a sè la gestione del dossier Acc-ex Embraco.

La lettera al premier è firmata dal sindaco Stefano Cesa per il Consiglio di Sorveglianza, dai Sindacati e dalle Rsu. I 315 lavoratori, e le istituzioni locali, evidentemente non si ritengono più tutelati dal Ministero dello Sviluppo economico, specie dopo il dietrofront sul famoso “emendamento Giorgetti” all’articolo 37 del Dl Sostegni che avrebbe dovuto velocizzare i fondi per Acc e che invece, dice Giorgetti, non è mai esistito. Eppure il suo viceministro, Alessandra Todde, lo aveva annunciato nell’incontro ministeriale del 23 aprile, illudendo così i lavoratori che la soluzione fosse ormai vicina, salvo poi smentire tale passaggio. Giorgetti si è sempre difeso affermando che non era presente a quella riunione. 


VERSO IL BARATRO
Ma il baratro, per i lavoratori Acc e con loro anche per quelli della ex Embraco di Riva di Chieri (Torino) che nelle intenzione del precedente Governo dovevano confluire in una public company chiamata Italcomp, si è aperto ieri l’altro alla Camera, quando il ministro Giorgetti, su interrogazione di Fratelli d’Italia, ha spiegato che la public company non è fattibile e che l’unica via percorribile, gradita anche all’Europa, è quella di una società a prevalente capitale privato da affiancare alla partecipazione statale. Il problema è che il privato non si trova, come ha riferito lo stesso ministro. Intanto i soldi sono finiti e se non si troveranno nel giro di pochi giorni il 2 giugno la fabbrica chiuderà, mettendo fine anche alle speranze dei 400 lavoratori ex Embraco. 


RICHIESTA ALLA REGIONE
Fim Fiom Uilm invitano a tutti i lavoratori di unirsi nella protesta a Venezia. Chiederanno interventi per avere liquidità quella che le banche negano in assenza di una garanzia dello Stato. «Chiederemo inoltre al presidente Luca Zaia - dicono i sindacati - di incontrare i lavoratori per aggiornarli sugli sviluppi e sui progressi del progetto Italcomp che ad oggi e per noi l’unica soluzione che garantisca il rilancio della produzione e il mantenimento degli attuali livelli occupazionali». 
E poi c’è lunga missiva a Mario Draghi dove viene ripercorsa la via crucis di Acc tra promesse reboanti e clamorosi fallimenti. Nulla viene tralasciato, con nomi e cognomi e presunte responsabilità di una gestione «poco trasparente». Si denuncia un «Governo che ha disatteso tutti gli impegni presi» oltreché accusarlo di «gestione incerta e contraddittoria dei dossier Acc e ex Embraco».


DE CARLO “CHIAMA” D’INCÀ
Sulla bomba scoppiata in queste ore a Mel è intervenuto anche senatore di Fratelli d’Italia, Luca De Carlo, durante il dibattito di ieri sul Dl Sostegni.
«Il problema di liquidità di Ac è oggi, non può essere ancora dimenticato in un angolo. Le centinaia di lavoratori di questa azienda non possono pagare il prezzo delle beghe e delle diverse visioni dei partiti di maggioranza. Faccio quindi appello al ministro Federico D’Incà perché si arrivi al più presto a una risposta concreta a questa emergenza. All’interno del governo, c’è chi vede una soluzione più privatistica e chi invece punta sulla strategicità di un progetto come quello di Italcomp. Bisogna che si arrivi subito a una soluzione comune e condivisa, qualunque essa sia, perché ad Acc serve liquidità entro la fine del mese».
 

Ultimo aggiornamento: 07:27 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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