I parlamentari bellunesi: «Fondi di Confine per salvare Acc: ma serve più tempo»

Lunedì 15 Novembre 2021 di Giovanni Santin
Fondi di confine per salvare Acc

BELLUNO -  «La provincia è stata in grado di difendersi quando non aveva ministri propri, sarebbe drammatico se Acc chiudesse ora che ne abbiamo due. Ed uno di essi, il ministro Federico D’Incà, vive proprio sul territorio». Esordisce così l’onorevole Dario Bond (Fi), che ha chiesto al ministro Giorgetti (Mise) l’incontro concesso per martedì alle ore 16, e chiarisce quale sia il suo pensiero su Acc e sulle possibilità che essa non chiuda. Come lui, anche tutti gli altri parlamentari bellunesi sono pronti a far sentire le loro ragioni in occasione dell’appuntamento fissato per martedì 16 nella sede del Ministero. «Io proporrò quanto detto e proposto dalle parti sindacali – precisa Bond – e cioè di difendere totalmente posti di lavoro e la filiera corta per la realizzazione di motori a velocità variabili». Poi aggiunge: «Come presidente dei Fondi Comuni confinanti dico che vi è la disponibilità a metter a disposizione una grossa cifra di cui non posso rivelare l’entità; ma non ci deve essere la tagliola del prossimo 20 novembre come data ultima per la trattativa, serve più tempo».

LE RICHIESTE
«A Giorgetti - prosegue Bond - chiederò anche perché il Governo non abbai messo a disposizione liquidità per far fronte alla cassa, al magazzino e allo sviluppo del prodotto come invece è accaduto per altre realtà produttive in crisi, visto anche che ci sono multinazionali che richiedono quanto prodotto da Acc». Poi aggiunge: «Altre proposte non le posso fare io. Ma se il governo volesse, potrebbe andare da Fincantieri, di cui è socio, e chiedere di rilevare l’asset della refrigerazione di Acc. Questo è il giro che bisogna fare, sennò è la solita chiacchierata, pur sempre con un ministro». Anche l’onorevole Roger De Menech (Pd) è pronto: «Alla manifestazione di sabato sono state dette cose nette sia dal ministro D’Incà - che ha parlato delle soluzioni rappresentate da Fincanteri e Electrolux – sia dall’assessore Donazzan che ha evocato aiuti di Stato. Su questo chiederò un punto di chiarezza per evitare che ci sia uno scaricabarile per cui alla fine nessuno ha responsabilità. La chiarezza serve per garantire rispetto e dignità ai lavoratori che devono sapere cosa pensa il Governo e quali azioni si possano mettere in campo. Mi chiedete se secondo me ci sono margini? Sì, se le parole sul ruolo dello Stato sono condivise dal ministro Giorgetti: se cioè egli intenda davvero mettere in campo delle azioni, oppure decidere di lasciare spazio alle industrie che ci sono dietro questi marchi». 

L’OPPOSIZIONE
Agguerrito il senatore De Carlo (Fdi): «Dal ministro cercherò di capire perché lui abbia maturato l’idea che Acc sia un’azienda decotta. E soprattutto perché i termini per le trattative scadano ora, a novembre, e non più avanti, come previsto dalla legge. Mi piacerebbe sapere perché, pur essendo in amministrazione controllata, Acc non abbia ricevuto 1 euro di finanziamento statale e cosa ne è stato dell’articolo 37 che prevedeva di intervenire su queste realtà. Io ho l’impressione che l’azienda venga data già per morta e qualcuno, magari anche da questo territorio – ma non mi riferisco a nessuno in particolare - abbia fatto credere che Acc sia chiudibile. Io invece credo ce proprio in questo momento queste aziende non vadano chiuse. Infine mi piacerebbe sapere se Giorgetti e il ministro D’Incà sanno cose di cui noi non siamo a conoscenza». 

GLI SPIRAGLI
Anche secondo l’onorevole Mirco Badole (Lega) ci sono margini che consentono qualche spiraglio: «Se non ci fossero, non andremmo all’incontro.

Io vi parteciperò prima di tutto per ascoltare e capire se realmente ci sono margini di trattativa e farò presente quali siano le problematiche della nostra provincia. Vedremo di cercare delle soluzioni che possibilmente siano condivise. La situazione è particolarmente critica, ma bisogna trovare una soluzione». Badole conferma di aver già parlato di Acc con il ministro e suo compagno di partito Giorgetti: «L’ultima volta un mese e mezzo fa. Ma mi ha detto che la questione era seguita dal viceministro Alessandra Todde e che lui stava comunque attenzionando la cosa». 

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