A 25 anni dalla morte della pittrice surrealista, costumista, scenografa, illustratrice e scrittrice arriva una mostra su Leonor Fini.
Un "tesoretto" di 1,3 milioni per promuovere le Terme
Il vernissage è in programma mercoledì alle 18 nella sede dell'Istituto italiano di cultura di Parigi. L'allestimento, realizzato in collaborazione con PromoTurismoFvg, è ideato e curato da Marianna Accerboni. Leonor Fini arrivò a Trieste all'età di un anno e vi rimase fino ai 20 anni. Attraverso una sequenza di testimonianze per la maggior parte inedite e rare (disegni, dipinti, acquerelli, incisioni di Leonor, porcellane decorate e bozzetti per le stesse, documenti, libri, affiche, lettere, foto, video interviste) l'esposizione rivela oltre al risvolto più intimo e privato della Fini, anche un approfondimento sul clima culturale della Trieste del Novecento.
Alla triestina Giovanna Botteri il premio giornalistico Paolo Rizzi
Una città cosmopolita, sospesa tra pensiero mitteleuropeo e suggestioni italiane, dove Leonor visse nella casa materna, sempre in compagnia di un gatto, che sarebbe divenuto poi il leitmotiv principe della sua arte. La sua personalità si formò così a stretto contatto con quel colto milieu internazionale e d'avanguardia che connotava la città all'epoca, nel cui contesto la giovane pittrice ebbe modo di frequentare coetanei, che sarebbero divenuti famosi a livello mondiale. Tra questi, per esempio, Gillo Dorfles, Arturo Nathan, Italo Svevo e Umberto Saba.