Crac Pop Vicenza, il re del pane Morato: ​«Le baciate? Io non ho perso niente»

Venerdì 31 Maggio 2019 di Maurizio Crema
Luigi Morato, processo per il crac della banca Popolare di Vicenza
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VICENZA - «Le baciate non erano mica soldi miei, quelli erano soldi della banca. Che non mi ha mai chiesto indietro». Luigi Morato col crac Popolare Vicenza ci ha perso, ma molto meno dei 28 milioni di finanziamenti avuti dall'istituto fin dal 2011: «Ho fatto causa e chiesto l'annullamento di quei finanziamenti», spiega tranquillo il re del pane vicentino alla fine della sua deposizione nel processo in aula bunker a Mestre a sei ex membri di vertice di Popolare Vicenza nella quale ha confermato di aver ricevuto 200mila euro in due tranche come ringraziamento per aver «fatto un favore alla banca».
 
LA «SCALATA»Il fondatore e titolare della Morato Pane, azienda florida con un fatturato 2017 di 65 milioni, nella sua deposizione racconta come è iniziata la sua scalata alla banca della quale insieme ai figli è diventato uno dei grandi azionisti. «Nel 2011 nel mio ufficio in stabilimento quattro dirigenti della Popolare di Vicenza: Sorato, Giustini, Giacom e Rizzi. Mi chiesero questo favore: Acquista azioni della banca con i nostri soldi, vedrai che in futuro verrai trattato con rispetto. È una normale operazione, puoi uscire in qualsiasi momento, mi dissero. Non ho avuto dubbi, erano i dirigenti della banca. Firmai un modulo, mai visto denaro e azioni, tutto era gestito in un conto specifico. Solo poi scoprii che dovevo tenere le azioni almeno per un anno. La prima operazione fu nell'ottobre del 2011: il finanziamento era di 11 milioni, 10 servirono per comprare le azioni». Lo stato maggiore operativo di Bpvi - allora Samuele Sorato era direttore generale, Emanuele Giustini vice, Claudio Giacon e Roberto Rizzi manager di peso - fece partire così una delle «madri» delle baciate. «Era previsto un compenso a suo favore?», chiede il pm Luigi Salvadori: «Sì, l'1% rispetto al controvalore delle azioni acquistate», risponde Morato. A conti fatti il «favore» fruttò 200mila euro a Morato, che incassò in totale 28,68 milioni per comprare azioni BpVi, gli ultimi nel 2014, e «altri 3 più 3 furono dati ai miei figli Luca e Alberto». La vera contropartita? «Mi dissero che sarei entrato a far parte di una cerchia molto molto ristretta, amici della banca. Cominciai ad andare alle cene riservate - ricorda Morato, 79 anni ben portati e il piglio dell'imprenditore veneto verace - in un paio di queste occasioni incontrai anche l'ex presidente Gianni Zonin, ma non parlai mai di baciate». Zonin, imputato nel processo, anche ieri era in aula insieme all'ex consigliere Giuseppe Zigliotto, un altro che per «favorire» la banca comprò azioni e che oggi dice: «Con BpVi ho perso 8 milioni».
LETTERE DI GARANZIATutto fila liscio per Morato fino a quando i figli scoprono di essere finiti nella Centrale Rischi, la banca dati di tutte le banche che segnala esposizioni eccessive della clientela. Morato chiede garanzie ulteriori. E a fine del 2012 e a inizio del 2013 spuntano una lettera di riacquisto «secondo le disponibilità del fondo» e una che promette l'annullamento del finanziamento. «Documenti che mi disse Giacon dovevo tenere riservati». Nell'aprile del 2015 l'assemblea dei soci taglia il prezzo delle azioni BpVi da 62,5 a 48 euro. E Morato torna alla carica con i dirigenti. «Mi incontrai nel maggio del 2015 al ristorante con Giustini, Rizzi e Giacon, per chiedere di chiudere le operazioni, mi rassicurarono che entro settembre sarebbe stato annullato tutto senza perdite». Invece arrivano Bce, il nuovo Ad Francesco Iorio, la Gdf e tutto si blocca. Il presidente del tribunale Lorenzo Miazzi chiede: «La sua società aveva conti correnti, altri finanziamenti in essere?» «Non per grandi cifre», risponde Morato. Miazzi pensa a 30mila euro, l'imprenditore vicentino non si trattiene: «È ovvio che fosse sempre qualche milione. Ma a me non hanno chiesto mai garanzie sulle baciate, su altri finanziamenti sì». Un comportamento per Morato assolutamente ovvio: «Da una parte ti davano soldi e dall'altra azioni, io a loro facevo un favore». Peccato però che le baciate, per Iorio alla fine oltre un miliardo, gonfiassero gli indici patrimoniali di Popolare Vicenza e la facessero sembrare molto più solida. Ma sono questioni che a Morato interessano poco, lui è preoccupato per altro: «Solo quando ho fatto causa ho scoperto di avere ancora in carico migliaia di azioni BpVi, magari avessi scavalcato, sono arrivato troppo tardi», dice alla fine della sua testimonianza: «Io comunque ho perso soldi in Popolare Vicenza». Quanto però non lo vuol dire: «Questione di privacy». E le baciate? «Ma quelli non erano mica soldi miei, erano soldi della banca».
L'AUGURIO A ZONINOra spera che la giustizia individui i responsabili del crac. E a Zonin cosa augura? «Di avere tanta salute per tanti anni, in modo da vedere come va a finire questa storia».
Maurizio Crema
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