Tafi e la Roubaix: «Emozione unica, domani occhio a Kristoff»

Sabato 11 Aprile 2015 di Francesca Monzone
Tafi e la Roubaix: «Emozione unica, domani occhio a Kristoff»
Andrea Tafi è l'ultimo corridore italiano ad aver vinto la Parigi-Roubaix. Il successo è arrivato nel 1999 ma nella corsa dell'inferno del nord, quello del pavè e del fango, Tafi ha ottenuto anche un secondo posto nel 1998 quando a vincere era stato il compagno di squadra Franco Ballerini e terzo era stato l'anno prima. Complessivamente, Andrea ha corso tredici edizioni di questa Classica Monumento che ogni anno emoziona milioni di persone per le sensazioni che riesce a trasmettere in ogni metro di corsa. Tafi, cosa vuol dire per un corridore prendere parte alla Parigi-Roubaix?

«È un'emozione unica. Io che l'ho corsa per tredici volte posso dire che in ogni occasione ho provato sensazioni diverse nonostante la corsa sia sempre la stessa. Per me parla il mio allenamento: iniziava a dicembre e la Roubaix la consideravo l'appuntamento più importante della stagione tanto che rinunciavo a diverse corse per disputarla».

Delle sue tredici edizioni quale ricorda con maggior piacere?

«Sicuramente quella che ho vinto nel 1999. Quando si vince e si ha l'onore di essere il migliore in questa gara è la vittoria che ti segna la carriera. Quel giorno di sedici anni fa ho toccato il cielo con un dito. Comunque, ogni edizione che ho disputato la ricordo con affetto perché il fascino di questa corsa è unico e particolare».

Quanto è cambiata la Roubex in questi anni? Anche la tecnologia è andata avanti con biciclette realizzate quasi su misura per questa gara, con uno speciale ammortizzatore.

«La corsa è sempre quella; al massimo sono le condizioni climatiche che possono dare un risvolto diverso alla gara come freddo, pioggia, anche il caldo. Per quanto riguarda queste nuove biciclette, io non sono molto convinto. Ai miei tempi, devo dire così, c'era la forcella ammortizzata ma anche quella non serviva a nulla tanto che non ha riscosso successo. La Roubaix non si vince con queste cose: servono muscoli e cuore».

Ci dica, Andrea: in che modo si vince questa classica?

«Fondamentale è l'approccio con il pavé. Tutto dipende da come lo prendi perché devi essere tu ad aggredire lui e non il contrario. Questa è una corsa che va dominata perché è piena di insidie. Una caduta o una foratura sono dietro ogni angolo e per farla bene non bisogna mai avere paura. Il segreto è amare questa gara perché è una motivazione in più e avere una squadra forte e, anche, un pizzico di fortuna».

Quali sono i punti chiave di questa corsa?

«La foresta di Aremberg è sicuramente un punto importantissimo perché lì il pavé è particolarmente insidioso. Però, alla fine della corsa mancano ancora tantissimi chilometri. Il Carrefur de l'Arbre è molto importante anche se a questo punto i giochi sono già quasi fatti e poi due tratti di pavé a Gruson e subito dopo, tratti nei quali bisogna focalizzarsi di più».

Chi potrebbe vincere domani?

«Non è facile fare un pronostico anche se per me Kristoff ora con questi magnifici risultati è quello che può vincere più facilmente. Poi c'è Wiggins che oltre alla bravura e all'esperienza ha il desiderio ardente di vincere questa corsa e questa è una motivazione in più sicuramente che può spingerti a fare grandi cose. Poi c'è anche Van Avermaet e Stybar».

Gli italiani cosa potrebbero fare domani?

«Il migliore secondo me è Daniel Oss che anche domenica scorsa per Van Avermaet ha fatto un grandissimo lavoro. Poi ci sono Paolini e Pozzato ma anche Caruso potrebbe riservare qualche bella sorpresa».

Torniamo a quell'edizione del 1998 con Franco Ballerini. Che ricordo ha di Franco?

«Con Franco abbiamo vissuto un'esperienza lunga perché siamo stati compagni di squadra tanti anni, abbiamo lottato insieme con il massimo rispetto uno per l'altro e quella vittoria nel 1998 è stata la vittoria per tutta la squadra, voluta veramente fortemente da tutti. È stato un onore per me essere al suo fianco in quella vittoria e Franco oggi manca ancora tantissimo a tutti. Il ricordo più bello di quel giorno è nell'abbraccio che Franco aveva dato a tutti noi».

Andrea, cosa può dirci del caso Astana che rischia la licenza?

«Io sono molto sincero. Questo caso lo stanno portando troppo per le lunghe. La Federazione Internazionale avrebbe già dovuto prendere una decisione e questa decisione deve essere molto chiara senza vie di mezzo, con un semplice sì o no. Il ciclismo sta vivendo un momento molto particolare e c'è bisogno di chiarezza e punti fermi e in questo modo non si hanno. Il ciclismo è uno sport meraviglioso che ha bisogno di concretezza e la Federazione internazionale deve prendere una decisione in fretta, ma non solo per questo caso ma anche per tutti gli altri senza tentennamenti».
Ultimo aggiornamento: 17:04

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