Rinnovabili, la spinta: più aree ai pannelli solari. Azzerati i tempi di autorizzazione

Lunedì 31 Luglio 2023, 00:22 - Ultimo aggiornamento: 1 Agosto, 09:00

L'ostacolo sui terreni

C’è però un nodo da sciogliere nel Decreto del Mase sul quale stanno ancora lavorando i tecnici prima di arrivare alla versione definitiva del testo. Una norma cruciale che, se non modificata, rischia addirittura di bloccare i progetti invece che sbloccarli, avvertono gli operatori. L’articolo 8 del Decreto prevede infatti che per le aree agricole non classificate come “non idonee”, in caso di impianti fotovoltaici standard a terra, la percentuale di utilizzo massimo del suolo agricolo nella disponibilità del soggetto che realizza l’intervento de ve essere «non inferiore al 5% e non superiore al 10%». Si tratta di una percentuale restrittiva che di fatto rischia di rendere inammissibile la grande maggioranza dei progetti. Senza contare che negli ultimi 10 anni norme simili, quando contenuta in Leggi regionali, sono state a più riprese ritenuta illegittima dalla Corte Costituzionale. Addirittura, alcune sentenze della Corte hanno dichiarato illegittime norme regionali che imponevano una disponibilità di suolo superiore a quella da usare per l’impianto in sè (in alcuni casi si richiedeva una superficie 3 volte superiore, in altri erano stabilite percentuali).

Il problema, ha spiegato al Messaggero Raffaello Giacchetti, presidente dell’associazione GIS - Gruppo Impianti Solari, «è se il decreto fissa davvero una percentuale massima di estensione “areale” dell’impianto, inteso come tutto ciò che è interno alla recinzione senza considerare le aree libere, su un terreno agricolo non coltivato. Questo bloccherebbe sul nascere la progettazione di una quantità enorme di impianti, e senza una ragione tecnica valida».

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