Inaugurato l'anno accademico dell'Università di Padova, la rettrice Mapelli: «Crescita costante». Ruzzon: «Patriarcato, la responsabilità è condivisa»

Venerdì 9 Febbraio 2024, 11:58 - Ultimo aggiornamento: 15:54

L'intervento di Carlo Nordio

«É una grandissima emozione prendere la parola in quest'aula dove 53 anni fa ho conseguito la laurea in Giurisprudenza - dice il ministro - Questo è un ossequio incondizionato che un ex studente di Padova rende a questo tempio del sapere. Non parlerò né di politica, né di programmi. Vorrei limitarmi ad alcune considerazioni. La prma considerazione che mi viene in mente è che la nostra civiltà, la nostra scienza e filosofia sono fondate su tre persone che sono state oggetto di processi ingiusti: Gesù, Socrate e Galileo. Sono stati processi formalmente legali ma sostanzialmente inutili perchè si sono conclusi con delle sentenze che non corrispondevano a come dovrebbe essere intesa la giustizia.

La giustizia può essere intesa come adeguamento a un ordine etico o come conformità a un ordinamento positivo. Questi due mondi non sempre si incontrano, non sempre ciò che è legale è giusto e viceversa. Tuttavia la prevalenza della norma positiva non può essere discussa se non con le ordinarie forme di modifica legislativa, né al magistrato è consentito di interpretare in modo eccentrico la norma.

Sequestare un telefonino non significa sequestrare le conversazioni fra tizio e caio, signifia sequestrare una vita, dalla cartella clinica, alla denuncia dei redditi, alle comunicazioni che vengono fatte, non tra il proprietario del cellulare e il suo interlocutore, ma fra terzi, quarti e quinti, che col sistema 'inoltrà mandano le loro immagini al detentore del telefono. E tutte queste cose possono essere non solo conosciute in modo illegale, ma anche manipolate. La sfida che la tecnologia pone oggi alle leggi è aggravata, resa più complessa, non soltanto dalla intelligenza artificiale, ma dal fatto che c'è una tale possibilità di infiltrazione di atteggiamenti criminali in tutte le forme delle nostre comunicazioni, tali da alterare e manipolare le nostre vite».

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