Si allunga il corteo Mi no vado via

Sabato 1 Luglio 2017
Si allunga il corteo Mi no vado via
Da principale alleato l'Unesco è diventato un nemico. Il movimento cittadino Veneziamiofuturo non risparmia critiche all'organizzazione delle nazioni unite che ha rimandato la sentenza sul sito di Venezia. La questione è riemersa ieri, alla conferenza stampa per il corteo Minovadovia che domani vedrà sfilare, secondo le previsioni, oltre un migliaio di persone da fondamenta Arsenale a Riva degli Schiavoni, sotto lo slogan: Io voglio vivere a Venezia. Hanno aderito 34 associazioni cittadine e, a sorpresa, anche Confartigianato Venezia che ha appena rinnovato le cariche all'interno dell'ente. Il neo presidente, Andrea Bertoldini, ha invitato gli associati ad essere presenti, e ne spiega il motivo: «La deriva che spinge la città storica verso la mono cultura turistica sta inesorabilmente mettendo fuori gioco residenti e attività artigianali. Di fronte a questa situazione, il cui peso non esitiamo a definire drammatico, non vediamo da parte della politica e della amministrazione della città alcuna presa di coscienza concreta e reale, e soprattutto di entità pari alla gravità della situazione». A rincarare la dose il segretario storico dell'associazione, Gianni De Checchi: «Pensiamo che gli scatti di orgoglio dei cittadini e lavoratori che vedono ancora un futuro diverso dalla monocultura turistica per la nostra città servano a far sentire che a Venezia esiste ancora una voglia viva e vitale di normalità». Si reclama il diritto ad una città vivibile e si protesta contro la vendita del patrimonio pubblico. Per promuovere la manifestazione sono stati distribuiti dal movimento 8mila volantini in centro storico negli ultimi tre giorni, e realizzati una quindicina di video spot da parte di veneziani più o meno conosciuti (come il regista Alessandro Bressanello e l'attrice Daniela Foà) sparati sui social network. «Preferiamo l'idea della festa a quella della protesta - spiega Giampietro Gagliardi di Generazione 90 - vogliamo dimostrare che i veneziani ci sono ancora. Le realtà culturali vengono boicottate, si preferisce finanziare il Roxy bar che il teatro alle Fondamente Nuove». Va giù dura Lidia Fersuoch di Italia Nostra. «E' dagli anni del Mose che in città piovono decisioni senza sentire i cittadini. I commissari Unesco avevano denunciato il problema delle grandi navi che non dovevano più entrare in laguna mentre ora si stanno accettando dei compromessi irrealizzabili. Sempre i commissari avevano evidenziato la mancanza di equilibrio tra turisti e residenti, un problema che ora non compare più nel documento valutazione dell'Icomos, come se non esistesse». A lanciare una provocazione il portavoce del Gruppo25aprile Marco Gasparinetti: «La sede Unesco a Venezia, Palazzo Zorzi, aveva due scopi: coordinare i restauri dei comitati privati, che si sono svincolati dall'Unesco perchè l'aggio era diventato insostenibile, e fare da antenna sul territorio. Ora è diventato un ente inutile, al posto della sede realizziamo delle case per i cittadini».
Giorgia Pradolin
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