Sede occupata e accuse reciproche Chiusa la querelle di Rifondazione

Mercoledì 20 Novembre 2019
IL CASO
MESTRE Si è chiusa con la remissione della querela e una ricomposizione economica la querelle che quattro anni fa aveva agitato le acque di Rifondazione comunista. Al centro della vicenda c'era la sede regionale e provinciale del partito di via Buccari, nel rione Piave, che alcuni esponenti locali del partito - Renato Cardazzo, Pietrangelo Pettenò, l'allora consigliere comunale Sebastiano Bonzio e il segretario Angelo Bonifacio - reclamavano per l'attività politica, in contrasto con i vertici nazionali del Prc.
Questi ultimi, che contestavano agli esponenti veneziani l'accordo concluso con il Pd per le elezioni regionali (che avevano visto la disfatta della sinistra), avevano cambiato la serratura della sede di via Buccari, suscitando la vivace protesta degli avversari che sul proprio sito internet avevano parlato di «infamia stalinista» condannando quella che a loro avviso era una occupazione vera e propria. I vertici nazionali del partito, rappresentato da Paolo Ferrero, Marco Gelmini e Maurizio Acerbo, avevano dapprima replicato sulla stampa alle accuse, reclamando la legittima proprietà della sede mestrina del partito. I «violenti prevaricatori», avevano detto, sarebbero stati proprio coloro che avevano indotto i vertici nazionali a denunciare l'occupazione abusiva del locale. Poi erano passati alle vie legali, querelando per diffamazione gli esponenti veneziani. Quattro anni dopo la vicenda giudiziaria si è chiusa con la remissione della querela da parte di Ferrero, Gelmini e Acerbo, con un accordo economico fra le parti. Nel frattempo la sede è tornata a essere utilizzata per le attività del Prc, mentre alcuni degli imputati, che a suo tempo erano stati espulsi dal partito, hanno smesso di fare attività politica. (a.fra.)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci